Coronavirus, il paziente 1 di Codogno? Ecco il protocollo ministeriale che smentisce la versione di Conte
Il paziente uno, ovvero il 38enne di Codogno, ha scatenato inconsapevolmente un durissimo scontro tra Giuseppe Conte e Attilio Fontana. Il premier ha accusato la sanità lombarda di non aver rispettato i protocolli, provocando l’ira del governatore e portando anche all’apertura di un’inchiesta da parte della procura di Lodi. A fare chiarezza sulla vicenda è Massimo Lombardo, direttore generale dell’azienda socio sanitaria locale di Lodi. “Il paziente uno si è presentato al pronto soccorso dell’ospedale di Codogno una prima volta il 18 febbraio, senza presentare alcun criterio che avrebbe potuto identificarlo come ‘caso sospetto’ o ‘caso probabile’ di infezione da coronavirus secondo le indicazioni della circolare ministeriale del 27 gennaio 2020”.
Inizia così la ricostruzione di Lombardo, che poi continua: “Durante l’accesso in pronto soccorso è stato sottoposto agli accertamenti necessari e a terapia; tuttavia decideva di tornare a casa nonostante la proposta prudenziale di ricovero”. Arriviamo allora alla notte tra il 18 e il 19 febbraio, quando il 38enne si è presentato nuovamente in ospedale per un peggioramento dei sintomi: “Viene ricoverato nel reparto di medicina, dove il peggioramento delle condizioni cliniche ha determinato l’intervento del rianimatore la mattina del 20 febbraio. A questo punto, parlando con la moglie, il rianimatore viene informato di una cena, svoltasi a fine gennaio, alla quale avrebbe partecipato il paziente uno e dove era presente un amico rientrato dalla Cina”.
Secondo i famosi protocolli ministeriali di cui parlava il premier Conte, “anche quest’ultimo fatto non classificava il paziente uno come ‘caso sospetto’ o ‘caso probabile'”. Quindi non solo l’ospedale di Codogno non ha commesso alcuna violazione ma, eseguendo comunque il tampone, il rianimatore ha attivato “subito le procedure di protezione individuale dei medici e degli infermieri che hanno consentito un primo contenimento dell’infezione, dimostrando un’intuizione clinica per la quale merita l’ammirazione di tutti”. Di tutti tranne che di Conte, che magari dopo le parole di Lombardo deciderà di fare mea culpa, almeno per questa volta.