Ma la scienza ora è divisa: “Follia, è solo un’influenza”
E mentre le città chiudono e i casi di contagio aumentano, scoppia la guerra tra i virologi. Come se non ci fosse già abbastanza confusione nella testa della gente.
La polemica nasce da un post su Facebook firmato Maria Rita Gismondo. Che non è una ricercatrice qualunque ma quella, al momento, più nell’occhio del ciclone. È infatti il direttore responsabile di Macrobiologia clinica, virologia e diagnostica bioemergenze, il laboratorio dell’ospedale Sacco di Milano identificato come uno dei tre poli in cui far confluire tutti i tamponi effettuati sui soggetti sospetti.
«Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così. A me sembra una follia» scrive. E ieri mattina aggiunge: «Il nostro laboratorio ha sfornato esami tutta la notte. In continuazione arrivano campioni. I miei angeli sono stremati. Oggi la mia domenica sarà al Sacco. Vi prego, abbassate i toni! Serena domenica».
Mediaticamente, dire che il Coronavirus è poco più di un’influenza equivale a dire che è una sciocchezza. Farlo nel momento in cui si sta cercando di far capire alla gente che deve collaborare senza andare nel panico rischia di mandare all’aria un piano che finora sembra funzionare. Il commento della Gismondo in pochi minuti rimbalza sulle bacheche di tutti i social, compresi vip con grossi seguiti, autorizzando i «leoni da tastiera» a improvvisare facilonerie sulle «esagerazioni» e gli «allarmismi inutili».
Mentre la ricercatrice diventa in un attimo la paladina del web – o almeno di quella parte del web che non è disposta a cambiare le proprie abitudini per qualche giorno -, la comunità scientifica si rivolta. A cominciare dal virologo Roberto Burioni: «Niente panico, ma niente bugie. Attenzione a chi, superficialmente, dà informazioni completamente sbagliate. Qualcuno, da tempo, ripete una scemenza di dimensioni gigantesche: la malattia causata dal Coronavirus sarebbe poco più di un’influenza. Ebbene, questo purtroppo non è vero».
Il capofila delle battaglie pro vaccini specifica: «Leggete i numeri – indica – uno dei nostri cardini è stato il tentare di informare nella maniera più corretta i nostri lettori.
Mai allarmismi, ma neanche si possono trattare i cittadini come bambini di cinque anni: in questo momento in Italia sono segnalati 132 casi confermati e 26 di questi sono in rianimazione (circa il 20%). Sono numeri che non hanno niente a che vedere con l’influenza (i casi gravi finora registrati sono circa lo 0,003% del totale). Questo ci impone di non omettere nessuno sforzo per tentare di contenere il contagio».
E sarà pur vero che solo il 2% dei casi di Coronavirus è letale. Ma un conto è il 2% di 200 casi, un altro conto è il 2% di 10mila casi. Da qui l’importanza di spezzare la catena dei contagi. Anche perché contro l’influenza esiste un vaccino, contro il Coronavirus no.
Accusata da parecchi colleghi di essersene uscita con un’affermazione «irresponsabile», la Gismondo pubblica un secondo post per precisare la sua posizione: «Le misure governative non mi competono e, nel particolare, allo scopo di tranquillizzare la gente che ormai è nel panico, il nostro governo sta procedendo molto bene. Adoro le critiche se in tono educato e costruttivo, detesto toni offensivi, soprattutto da colleghi dai quali mi aspetterei consigli e confronti costruttivi e per il bene della gente. Continuerò a divulgare dati scientifici. Ho dedicato una vita alla ricerca ed alla salute della gente, non mi fermerà nessuno».
A riportare la barra dritta è la scienziata Ilaria Capua dall’università della Florida: «La situazione è critica ma usiamo tutti il cervello ed evitiamo che girino notizie stupide che spaventano le persone più fragili». Anche perché, conferma la ricercatrice, avremo a che fare con questo virus ancora per qualche mese.
il giornale.it