Isolamento per il coronavirus, scontro tra i cinesi di Prato e il presidente Rossi
L’allarme per il diffondersi del coronavirus continua a tenere banco. In Toscana si assiste a una polemica, dai toni molto duri, tra chi chiede alla Regione di allestire strutture temporanee per accogliere i cinesi provenienti dal loro Paese, e il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che risponde “non se ne parla”. Cerchiamo prima di tutto di spiegare bene che tipo di richiesta (e da chi) è stata fatta. Xu Qiulin, volto noto della comunità cinese di Prato, ha fatto sapere che 600 suoi concittadini sarebbero pronti a rientrare in Italia ma non avrebbero un posto dove andare per porsi in quarantena volontaria. La richiesta è abbastanza esplicita: o ci dite dove farli stare (che vuol dire “forniteci delle strutture adeguate”) oppure li lasceremo al loro destino, senza un alloggio.
Una richiesta pressante che Rossi respinge sul nascere: “Sentiamo dire di alcune centinaia di persone che starebbero per tornare dalla Cina senza avere una casa e che chiedono a noi di istituire centri di isolamento a Prato. Sia chiaro: non allestiremo strutture temporanee che risolvano problemi di domicilio per chi non ne ha uno adeguato, come invece ci viene chiesto dagli imprenditori cinesi di Prato che adesso annunciano di voler negare gli alloggi a chi rientrerà dalla Cina, generando così situazioni di sfruttamento e illegalità. Se ne restino in Cina. Le disposizioni del ministero – prosegue Rossi – parlano con chiarezza di una quarantena a domicilio volontaria sotto sorveglianza attiva da parte degli operatori sanitari. Solo in casi eccezionali di condizioni igieniche ambientali, ripete ancora l’ordinanza, le aziende sanitarie hanno l’obbligo di disporre soluzioni alternative equivalenti al domicilio quanto a efficacia di isolamento e di controlli. Voglio essere chiaro – prosegue Rossi – invito la comunità cinese e il console a garantire che coloro che sono senza domicilio adeguato non ritornino in Toscana. La questione ha un evidente risvolto nazionale e pertanto chiederò che anche il governo intervenga nei confronti delle autorità cinesi”.
Il botta e risposta tra Rossi e la comunità cinese di Prato riporta al centro dell’attenzione le preoccupazioni dei giorni scorsi sollevate da Stefano Mugnai ed Erica Mazzetti, deputati di Forza Italia. I due esponenti avevano sottolineato che a Prato c’è “un rischio infezione più alto perché molti cinesi vivono e lavorano nei capannoni”. Vere e proprio fabbriche-dormitorio, in cui le situazioni igieniche lasciano molto a desiderare. Circa 1500 cinesi sarebbero già rientrati a Prato dal loro Paese. All’appello, secondo alcune stime, ne mancherebbero ancora un migliaio.
“Non basta sospendere i voli diretti da e per la Cina – ha detto ai microfoni di Sky Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia – servono controlli soprattutto per quelli indiretti. Non è tollerabile che in Italia si possa rientrare tranquillamente prendendo voli che effettuano scali come accaduto anche per i 2500 cinesi rientrati a Prato dal loro capodanno. Proprio per questo chiedo che queste persone vengano messe subito in quarantena obbligatoria. Senza alcuna polemica ma con il massimo spirito di collaborazione, invito il presidente della Toscana Rossi ad agire immediatamente. Bisogna smetterla di scherzare con la salute dei toscani e degli italiani”:
L’esposto della Lega contro il presidente Rossi
Il gruppo della Lega in Regione e i parlamentari toscani della Lega sono convinti che Rossi abbia tenuto un comportamento “non adeguato a fronteggiare l’emergenza coronavirus” e per questo hanno deciso di presentare un esposto alla Procura di Firenze. Nel documento si contesta a Rossi anche l’affermazione fatta sui social network in cui etichetta come “fascioleghisti” tutti coloro che “sul delicato tema sanitario non la pensano come lui”.