L’affondo del Papa: “Populismi? Mi ricordano gli anni ’30”
Dalla paura incarnata dai leader populisti al pericolo rappresentato dagli estremismi, dalla grande ipocrisia dei governi che parlano di pace e poi vendono le armi in giro per il mondo a un’accoglienza troppo superficiale: questi sono i temi fondamentali affrontati da Papa Francesco nel suo discorso nella Basilica di San Nicola di Bari.
In occasione dell’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, il pontefice ha parlato ai vescovi, 60, provenienti da 20 Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. Il Papa ha definito accoglienza e integrazione “tappe di un processo non facile”; un’operazione “impossibile da affrontare innalzando muri”.
A questo punto Jorge Mario Bergoglio ha proseguito parlando di populismo: “A me fa paura quando ascolto qualche discorso di alcuni leader delle nuove forme di populismo. Mi fa paura sentire discorsi che seminano paura e odio. Mi ricordano i discorsi che si sentivano negli anni ’30 del secolo scorso. In tale modo, piuttosto, ci si preclude l’accesso alla ricchezza di cui l’altro è portatore e che costituisce sempre un’occasione di crescita”. “Quando si rinnega il desiderio di comunione inscritto nel cuore dell’uomo e nella storia dei popoli – ha specificato il Papa – si contrasta il processo di unificazione della famiglia umana, che già si fa strada tra mille avversità”.
Accoglienza, ipocrisia e guerra
In merito all’accoglienza, ha poi aggiunto Bergoglio, “quanti insieme si sporcano le mani per costruire la pace e praticare l’accoglienza, non potranno più combattersi per motivi di fede, ma percorreranno le vie del confronto rispettoso, della solidarietà reciproca, della ricerca dell’unità”.
Per quanto riguarda estremismi, fondamentalismi, radicalismi e terrorismo – tutti alimentati dalla “debolezza della politica” e dal “settarismo” – questi concetti “negano la dignità dell’uomo e la sua libertà religiosa”, causando un “declino morale” e incentivando, inoltre “una concezione antagonistica dei rapporti umani”. Ecco perché, a detta del pontefice argentino “si rende urgente un incontro più vivo tra le diverse fedi religiose, mosso da un sincero rispetto e da un intento di pace”.
A proposito di pace, il Papa ha esteso il suo ragionamento anche al “grande peccato di ipocrisia”: “Quando nelle convenzioni internazionali tanti Paesi parlano di pace e poi vendono le armi ai paesi in guerra. Questa è la grande ipocrisia”. E proprio la guerra è stata definita “una pazzia alla quale non possiamo rassegnarci”.
È qui che l’ammonimento del Papa si fa più forte: “La guerra, che orienta le risorse all’acquisto di armi e allo sforzo militare, distogliendole dalle funzioni vitali di una società, quali il sostegno alle famiglie, alla sanità e all’istruzione è contraria alla ragione. In altre parole, essa è un’autentica follia, perché è folle distruggere case, ponti, fabbriche, ospedali, uccidere persone e annientare risorse anziché costruire relazioni umane ed economiche. Mai la guerra potrà essere scambiata per normalità o accettata come via ineluttabile per regolare divergenze e interessi contrapposti”.
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