Coronavirus, Burioni: “Dopo la quarantena cosa non bisogna fare adesso”. Contagio italiano, governo sotto tiro
“Il coronavirus è democratico, infetta tutti”. Roberto Burioni invita i politici a smetterla con “polemiche e delusioni”, anche se il primo ad essere stato attaccato è stato proprio lui, per aver chiesto quello che oggi è diventato ovvio: quarantena per chi tornava dalla Cina. “Mi hanno dato dell’allarmista, addirittura del fascioleghista – ricorda il virologo al Corriere della Sera – perché dall’inizio ho sostenuto che l’isolamento delle persone provenienti dalla Cina fosse l’unico modo efficace per evitare il diffondersi del virus. Sottolineo: persone, non cinesi”.
Dopo i primi contagi italiani, 17 casi tra il Lodigiano e Monselice, in Veneto, “niente panico”. Per Burioni, “in primis bisogna individuare tutte le persone entrate in contatto con i malati. E sarà meglio, secondo me, isolarne 20 di più che 20 di meno. Due settimane di quarantena non sono mica 10 anni di carcere duro. Si tratta di un piccolo sacrificio che tutti questi cittadini, ne sono sicuro, sapranno affrontare per il bene pubblico. E lo stesso deve valere, senza alcuna eccezione, per chi viene in Italia dalla Cina facendo scalo in altri aeroporti. Quarantena per tutti”. Parole di buon senso che sembrano state accolte, finalmente, anche dal governo. Forse troppo tardi. Burioni spera che chi strumentalizza l’emergenza venga punito politicamente, ma allo stesso tempo ricorda: “Bisogna evitare altre due cose, la sopravvalutazione e la sottovalutazione del virus. Sopravvalutarlo può creare forti disagi nella vita dei cittadini. Guai però a sottovalutarlo: perché si può morire”.