“Preoccupati, i cantieri restano fermi”
Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, il governo ha avviato dei tavoli di confronto con il sindacato.
È il ritorno della concertazione?
«Guardi, l’apertura di tavoli di confronto è sempre un fatto positivo, dopo anni in cui tutti i governi volevano fare da soli e parlavano di disintermediazione. Ma la vera concertazione significa saper indicare una strada al Paese, selezionare gli obiettivi, mettere sul tavolo risorse concrete ed alla fine scegliere tutti insieme. Finora abbiamo visto solo tanta confusione e poca sostanza. Il governo naviga a vista ed è distratto da altre questioni che, me lo lasci dire, che per gli italiani sono del tutto residuali».
Siete insoddisfatti di come stanno andando le cose?
«Siamo molto preoccupati sulle condizioni del Paese. I cantieri delle grandi opere sono sempre fermi. Non basta lanciare piani ambiziosi per i prossimi dieci anni. La scuola sciopererà il 6 marzo perché ci sono 80 mila cattedre scoperte. Non ci sono risorse adeguate per rinnovare i contratti pubblici. Gli ospedali sono senza personale sufficiente. Se non ci saranno impegni precisi da parte del governo noi continueremo la mobilitazione».
La frenata dell’economia è un problema per i lavoratori?
«Certo che è un problema. Ma vediamo la politica distratta da altri temi mentre tutti i parametri economici sono oggi con il segno negativo, con il Paese che rischia di precipitare in un’altra fase di recessione. Dovrebbe essere la prima preoccupazione sia delle forze di maggioranza, ma io penso anche di opposizione, mettere al centro il tema della crescita del Paese, dell’occupazione dei giovani, dello sviluppo industriale. Invece abbiamo 160 vertenze sempre ferme al Mise, una bomba sociale che riguarda la sorte di oltre 300mila famiglie a cui la politica non riesce a dare una risposta adeguata. Parlano d’altro. Il governo non ci ha convocato più sull’Ilva, Alitalia, Whirphool e tante altre vertenze. Abbiamo chiesto un incontro urgente al presidente Conte. Speriamo di essere convocati presto».
Nel Milleproroghe è stata confermata la moratoria sulle trivelle. Condividete questa decisione?
«Assolutamente no. È un’altra assurdità del nostro paese. Continuiamo a importare dall’estero centinaia di migliaia di metri cubi di gas e fermiamo un investimento sulle nostre coste di un miliardo di euro dell’Eni, con tre mila posti di lavoro in ballo. Per non parlare delle tasse introdotte dal governo per limitare l’uso della plastica e dello zucchero nelle bevande. Una decisione affrettata, presa senza alcun confronto e senza valutare le conseguenze sugli investimenti e l’occupazione. La Coca Cola vuole chiudere uno stabilimento in Italia. Altre aziende hanno fermato gli investimenti. La difesa dell’ambiente non si fa facendo scappare le imprese».
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