Speronare la Guardia di Finanza si può: la Cassazione dà ragione a Carola Rackete
Roma, 20 feb – Speronare una motovedetta della Guardia di Finanza si può. O, più precisamente, è corretto non arrestare chi forza un blocco militare, se questo permette l’adempimento alle “disposizioni sul salvataggio in mare”. Con queste motivazioni la Corte di Cassazione dà ragione al gip Alessandra Vella, che il 2 luglio 2019 non aveva convalidato l’arresto di Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3. I giudici della terza sezione penale della Suprema Corte hanno diffuso le motivazioni della sentenza con cui lo scorso 17 gennaio confermavano la decisione del gip di Agrigento. Contro la decisione del giudice Vella aveva fatto ricorso la stessa procura del capoluogo siciliano, presentato dal procuratore Luigi Patronaggio.
Le navi della Gdf non sono “navi da guerra”
Così scrivono i giudici della Cassazione: “L‘obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro“. Giusto dunque escludere per la Rackete i reati di resistenza e violenza a nave da guerra, almeno stando a quanto stabilito da piazza Cavour: “Le navi della guardia di finanza sono certamente navi militari, ma non possono essere automaticamente ritenute anche navi da guerra”. Eppure il diritto della navigazione sembrerebbe stabilire cose ben diverse. Così spiegava l’ammiraglio Nicola De Felice: “La motovedetta della GdF sono navi militari, essendo iscritte nel ruolo speciale naviglio militare. Sono equiparate alle navi da guerra, secondo la Cassazione, ai fini della tutela penale riservata ad esse. Nel caso di guerra concorrono al dispositivo navale di difesa marittima! Tutte le motovedette della GdF hanno la bandiera da guerra della Marina Militare”.
Il commento di Salvini
La decisione della Suprema Corte è stata immediatamente commentata da Matteo Salvini: “Pare che la Cassazione, nelle motivazioni, dice che Rackete non andava arrestata, che ‘non ha commesso reato perché al comando della nave c’era un maresciallo della Finanza e non un comandante’, quindi si giustifica lo speronamento, le voglio leggere queste motivazioni. Quelli rischiavano di essere schiacciati come vermi, incredibile”, ha ricordato l’ex ministro dell’Interno, in riferimento al rischio corso dai militari delle Fiamme Gialle a cuasa della manovra della Rackete.Davide Di Stefano