“C’è uno scisma nella Chiesa”
Aldo Maria Valli, nonostante la mancanza dell’apertura del Papa sull’abolizione del celibato, ne è ancora convinto: la Chiesa cattolica vive uno scisma de facto. Anzi, stando alla visione del vaticanista, di “Chiese” ormai ne esistono due.
E sono molto differenti tra loro. Una è modernista. L’altra è conservatrice. La frattura poi viene alimentata dal problema della “coabitazione” tra “due Papi”. Dopo la pubblicazione di Querida Amazonia, dove Jorge Mario Bergoglio non ha disposto attorno alla prassi sacerdotale, le convinzioni del “fronte tradizionale” rimangono sempre le stesse. Abbiamo intervistato l’autore di “Le due Chiese, il Sinodo panamazzonico e i cattolici in conflitto” per comprendere al meglio cosa sta accadendo all’ombra di San Pietro.
“Querida Amazonia” non apre ai “viri probati” o all’abolizione del celibato sacerdotale. Come mai le proposte del Sinodo panamazzonico non hanno avuto seguito?
Non so se si possa davvero dire che le proposte del Sinodo non abbiano avuto seguito. In realtà, siamo nel campo dell’incertezza. Da un lato è vero che nella esortazione apostolica il Papa non parla dei viri probati, dall’altro però Jorge Mario Bergoglio raccomanda di leggere con attenzione il documento finale del Sinodo, dove invece se ne parla eccome. Non sappiamo, dunque, quanto il Papa faccia proprio il documento finale del Sinodo. Tra le righe, pare di capire che lo faccia proprio, ma allo stesso tempo non lo dice in modo esplicito. Succede spesso con Francesco: siamo in una situazione di confusione. Una confusione che, almeno secondo me, è voluta, perché con questa mancanza di indicazioni precise Bergoglio lascia che siano gli episcopati a regolarsi come meglio ritengono. Sono la prassi e la pastorale a dettare la linea dottrinale.
Joseph Ratzinger e Robert Sarah, con Dal profondo del nostro cuore, hanno interferito con le volontà del pontefice argentino?
Non ritengo corretto affermare che Dal profondo del nostro cuore abbia interferito. Ratzinger e Sarah hanno espresso una posizione autorevolissima. Erano liberi di farlo e l’hanno fatto. Con ogni probabilità, questo intervento ha contribuito alla frenata di Francesco. Penso che il Papa si sia reso conto di come le posizioni espresse dal cardinal Sarah e da Benedetto XVI fossero molto più condivise nella Chiesa di quanto potesse immaginare. Il Papa stesso ha usato questa formula: “Non ho avvertito la spinta dello Spirito Santo al cambiamento”. Un modo per dire che si è ritrovato più solo di come immaginasse. So anche che alcuni vescovi e cardinali hanno scritto a Bergoglio. Certo, non lo hanno fatto in modo pubblico, ma so per certo che gli hanno scritto, scongiurando di non introdurre cambiamenti circa il celibato sacerdotale. I messaggi sono arrivati a destinazione. E anche questi hanno avuto indubbiamente un ruolo. Sinodo sull’Amazzonia, a Roma il rosario contro “l’eresia ambientalista”Pubblica sul tuo sito
Ma la partita sul celibato è chiusa? I tedeschi ed i brasiliani sembrano essere di tutt’altro avviso…
No, non è chiusa. Queste frange – chiamiamole moderniste – hanno sempre spinto in una certa direzione e lo faranno ancora. Si tratta delle stesse frange che si aspettavano ben altro da “Querida Amazonia”. Ma dal Papa è arrivata una frenata. Il fatto che si aspettassero altro lo abbiamo registrato dai commenti che sono seguiti alla pubblicazione della esortazione apostolica. I tedeschi, in specie, sono delusi e spiazzati. Queste frange dovranno riorganizzarsi. Molto dipenderà dal percorso sinodale della Conferenza episcopale tedesca. Io penso che in futuro ci saranno altri strappi. Strappi che avranno luogo grazie alle fessure che “Querida Amazonìa” lascia aperte.
Bergoglio ha inoltrato una lettera al cardinale Mueller. Il Papa sta cercando la “quadra” con i conservatori. E se sì, perché?
Più che una lettera è un messaggio di poche righe. Papa Francesco è un politico. Le mosse del pontefice sono sempre di tipo politico. Questo messaggio rientra nella situazione già esposta: Bergoglio si è reso conto di essere più solo di quanto pensasse. Il pontefice ha colto al volo la sponda che gli è stata offerta da Müller con un commento positivo su Querida Amazonia. Quel messaggio lo interpreto all’interno di questo scacchiere di manovre.
Su cosa potrebbe vertere il prossimo Sinodo, che stando al calendario dovrebbe tenersi nel 2022?
Il prossimo Sinodo è stato fissato per l’autunno del 2022, dunque c’è ancora tempo. La segreteria del Sinodo ha presentato al Papa una terna di argomenti. Non so quali siano, ma uno potrebbe essere la stessa “sinodalità”, ossia il modo di gestire la “sinodalità”. C’è una corrente di pensiero, che proviene sempre dalla Germania, che è favorevole ad una sorta di “parlamentarismo permanente” della Chiesa cattolica. Se poi il Papa dovesse puntare ancora sui migranti, comunque sia, non mi stupirebbe.
Papa Francesco sta “normalizzando” la sua azione? In fin dei conti questo papato sembrava poter essere molto più “rivoluzionario”. Bergoglio si è accorto, come sostengono i conservatori, che i suoi avversari risiedono, in realtà, nel campo progressista?
La lettura di fondo è corretta. Papa Francesco non è mai stato un “rivoluzionario”. Bergoglio è stato un “confusionario”, soprattutto dopo Amoris laetitia, quindi dopo il 2016. Confusione e ambiguità sono le costanti di questo pontificato. Io ho usato una formula: è la Chiesa del “no ma anche sì”, “sì, ma anche no”. Amoris laetitia in questo è tipica. D’altra parte, il pontefice afferma spesso che bisogna “avviare processi” più che “occupare spazi”. Ma che vuol dire? In che modo? Il risultato è che sono gli episcopati a trovare le soluzioni ai problemi di volta in volta. Ma questo non è il compito di Pietro. I cattolici non possono vivere nel “parlamentarismo permanente”. Noi cattolici abbiamo il Papa, il pastore, che deve confermare i fratelli nella fede. Papa Francesco, in questa maniera, non lo sta facendo.
Quindi confermi la tua opinione sullo scisma de facto?
Sì, lo confermo: la Chiesa è totalmente divisa. Anzi, esistono due Chiese. Abbiamo uno scisma de facto, con due Chiese contrapposte e due visioni opposte. Inutile nasconderlo: è in corso una battaglia, che è resa ancora più complicata dal fatto che abbiamo due Papi. Questi ultimi possono volerlo o meno, ma la contrapposizione finisce inevitabilmente con l’utilizzare i due Papi a mo’ di due bandiere. E questo nodo va sciolto, soprattutto per il futuro. Il problema della “coabitazione” si sta dimostrando molto più difficile da gestire di come si prospettava.
Ratzinger parlerà ancora?
Ratzinger continuerà a far sentire la sua voce ogni volta che lo riterrà necessario. Almeno finché avrà lucidità e forza. Benedetto XVI nutre troppo amore per la teologia, per la dottrina, per la fede e per la Chiesa per restare in silenzio quando è doveroso parlare. Sarà importante che Ratzinger continui a dire la sua.
Ma la responsabilità per l’esistenza di due Chiese è la sua?
Non parlerei di responsabilità: le due Chiese esistevano anche prima che Ratzinger rinunciasse al soglio di Pietro. La presenza di due papi sta accentuando una situazione che già esisteva, la sta radicalizzando.
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