Addio a Flavio Bucci. Indimenticabile il suo monologo come Don Bastiano nel Marchese del Grillo (Video)
Roma, 18 feb – È morto oggi a 72 anni l’attore Flavio Bucci, nella sua casa di Passoscuro, dove ormai risiedeva da anni. “Quando un artista se ne va lascia sempre un gran vuoto. Mi dispiace molto della scomparsa dell’attore Flavio Bucci, che da anni risiedeva a Passoscuro scrive il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino: “Un grande caratterista, di quelli che hanno fatto grande la cinematografia italiana.
Da Petri agli sceneggiati
Bucci era nato a Torino nel 1947; di origine molisana e pugliese, l’attore si è fatto le ossa presso la Scuola del Teatro Stabile di Torino. Nel 1973 debutta sul grande schermo grazie a Elio Petri che lo vuole come protagonista di La proprietà non è più un furto. Ben prima delle fiction, in tv c’erano gli sceneggiati. Ed è proprio grazie a una di queste opera che Bucci, interpretando il pittore Ligabue (ora di nuovo impersonato sul grande schermo da Elio Germano) diventa famoso per il grande pubblico nel 1977. Per la tv Bucci interpreterà poi nel 1984 La piovra di Damiano Damiani.
Suspiria e Don Bastiano
Un grande attore può e deve essere un grande caratterista e in questo Bucci era un maestro. Nel 1977 Bucci fa parte del cast di Suspiria di Dario Argento; interpreta Daniel, il pianista cieco dell’inquietante accademia di danza di Friburgo. Ma il ruolo per cui tutti noi lo ricordiamo di più è sicuramente quello di Don Bastiano ne Il marchese del Grillo di Mario Monicelli (1981); l’invettiva di Don Bastiano prima della sua esecuzione capitale è rimasta nella storia del cinema e val la pena rivederla ancora una volta.
Bucci, una vita “spericolata”
L’ultima apparizione di vero rilievo per Bucci fu quella ne Il Divo di Paolo Sorrentino nel 2008. Sono circa cento, tuttavia, le pellicole a cui l’attore ha partecipato. Bucci era ridotto quasi in povertà per i suoi stessi eccessi e non l’ha mai negato; anzi, in un’intervista parlava della sua tendenza autodistruttiva senza grossi rimpianti. In una intervista raccontava, senza inibizioni, la vita dissoluta condotta da quando iniziò ad avere successo: “In teatro guadagnavo anche due milioni al giorno. Per fortuna ho speso tutto in donne, manco tanto, che me la davano gratis, vodka e cocaina. Scarpe e cravatte che non mettevo mai. Mi sparavo cinque grammi di coca al giorno, solo di polvere avrò bruciato sette miliardi. L’alcol mi ha distrutto? Mah, ha mai provato a ubriacarsi? È bellissimo. E poi cos’è che fa bene? Lavorare dalla mattina alla sera per arricchire qualcuno? Non sono stato un buon padre, lo so. Ma la vita è una somma di errori, di gioie e di piaceri, non mi pento di niente, ho amato, ho riso, ho vissuto, vi pare poco? Non è stato facile starmi vicino, alcuni hanno resistito e altri meno, si vede che era il mio destino. Io sono come sono. Non mi voglio assolvere da solo e non voglio nemmeno andare in Paradiso“.
Ilaria Paoletti