Il Pd ora evoca le urne per rottamare Renzi
Matteo Renzi è solo «una tigre di carta», ma servono subito «nuovi scenari alternativi» per «sostituire Italia viva» con altri parlamentari.
Goffredo Bettini, eminenza grigia del Pd zingarettiano, apre la caccia ai «responsabili» e suona la carica contro i renziani: «Oggi è chiaro a tutti, tranne ai fanatici, che la condotta di Renzi pone problemi acutissimi al campo democratico e al governo Conte». Lasciando intendere che, se non si riesce ad eliminare in fretta l’«attivismo distruttivo del fiorentino», il Pd preferisce andare a votare: e Bettini descrive anche, con malcelato entusiasmo, la gioiosa macchina da guerra che si sta allestendo per la prossima tenzone elettorale: Pd, Cinque Stelle, Partito di Conte e movimentismi vari, Sardine in testa, tutti insieme appassionatamente. Escludendo, naturalmente, di coalizzare anche Italia viva.
L’uscita di Bettini, con il beneplacito del Nazareno, fa insorgere i renziani e crea subbuglio anche nel Pd, dove a molti non piace quell’allusione alle urne. Tanto più che l’invettiva arriva in coincidenza con una imbarazzata retromarcia del premier: dopo l’incontro di venerdì tra Conte e Mattarella, le veline di Palazzo Chigi, distribuite da Rocco Casalino ai giornalisti, avevano lasciato intendere che, con la benedizione del Colle, era ormai avviato il reclutamento dei senatori «responsabili», anche dentro la stessa Italia viva, per sostituire e rendere inoffensivi i renziani. Contro i quali veniva minacciata «tolleranza zero». Ma ieri dal Quirinale è trapelato lo «stupore» del presidente per le ricostruzioni in cui «si attribuiscono abusivamente intenzioni al capo dello Stato riguardo alla situazione politica». E Conte è stato costretto ad emettere una sorta di rettifica, per evitare di creare ulteriori imbarazzi al Colle: «Si chiarisce che il Presidente non è alla ricerca di altre maggioranze diverse da quella che attualmente sostiene il governo». I renziani infieriscono: «Comprensibile l’irritazione del Quirinale per le indiscrezioni infondate fatte circolare dal portavoce del premier», dice Michele Anzaldi. Su cui si scatena subito l’ira di Casalino, che gli minaccia via Facebook una denuncia per diffamazione, con tanto di testo del Codice penale. «Minacce gravissime a un parlamentare, Conte intervenga», tuonano da Italia viva. I renziani definiscono «fake news» quelle sul reclutamento tra i loro parlamentari e «autogol» l’uscita di Bettini: «Il tentativo di sostituirci con responsabili è fallito, restiamo decisivi», e per questo l’ex premier invita i suoi a «non cadere nelle provocazioni del Pd», che cerca «il muro contro muro: ma o si accorda con noi o si dovrà dimettere». Accusa il capogruppo di Iv Faraone: «Vogliono far fuori Renzi per sostituirlo con tanti Razzi e Scilipoti».
Qualche mal di pancia però si registra anche nel Pd: «Quando in una coalizione ci sono problemi, a maggior ragione se su temi di merito molto serio come la giustizia, si cerca di superarli e compattarsi, non la scorciatoia di ricerca dei responsabili», dice il sottosegretario Salvatore Margiotta. È netta anche Anna Ascani, vice ministro all’Istruzione: «Trovo la proposta di Bettini sbagliata nel merito e nel metodo. E in netta contraddizione con quanto il Pd sta facendo. Siamo gli unici ad aver insistito sull’agenda evitando polemiche sterili. La ricerca di presunti responsabili squalificherebbe la nostra azione».
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