Sanremo, la raccolta fondi per Paolo Palumbo è una truffa: indaga la polizia
La presenza di Paolo Palumbo sul palco del teatro Ariston durante la 70esima edizione del festival di Sanremo è stata uno dei momenti più apprezzati di tutte le cinque serate.
Il ragazzo, affetto da sclerosi multipla, si era proposto per Sanremo Giovani ma la sua canzone non era stata ammessa. Amadeus ha quindi deciso di volerlo comunque sul palco per cantare e trasmettere la sua storia ma a distanza di qualche giorno sembrano emergere dettagli poco chiari nella sua vicenda.
A far emergere la notizia è il quotidiano sardo La Nuova Sardegna, che ha raccontato di un’indagine per truffa aperta dalla procura della Repubblica di Oristano. I fatti a cui si riferisce l’inchiesta risalgono a qualche tempo fa, quando Paolo Palumbo decise di aprire una raccolta fondi online per chiedere aiuto nella sua rincorsa alla speranza. Il ragazzo era intenzionato a provare le cure sperimentali Brainstorm, una terapia non ufficiale e molto costosa, per la quale gli sarebbe servito almeno mezzo milione di euro. I fondi sarebbero serviti a raggiungere Israele, unica nazione nella quale si effettua il trattamento. Già prima che Paolo salisse sul palco del festival di Sanremo, la sua storia aveva già raggiunto tantissime persone, colpite dalla sua forza e determinazione.
Tuttavia, qualche mese fa è stato scoperto che i protocolli medici ufficiali seguiti da Palumbo non avevano mai autorizzato i contatti con le strutture israeliane per avviare la terapia Brainstorm. La raccolta fondi è arrivata a poco più di 142mila euro ma adesso ha subito uno stop. L’azione è nelle mani della polizia postale, che sta effettuando tutti gli accertamenti del caso per verificare cosa si celi realmente dietro questa storia. Secondo quanto riportato da La Nuova Sardegna, dalle indagini delle forze dell’ordine è emerso che si tratta di una truffa, organizzata per altro da persone molto vicine a Paolo Palumbo. Addirittura pare che a orchestrare il tutto sia una persona vicinissima al ragazzo. In tanti hanno versato denaro per aiutare Paolo ma la raccolta sembra essere destinata a un nulla di fatto.
La struttura che esegue le terapie Brainstorm ha denunciato qualche mese fa la sua estraneità totale alla vicenda, riferendo di non aver mai stretto contatti per l’avvio di un protocollo di cura per Paolo Palumbo. Eppure, il padre di Paolo aveva esultato pochi giorni prima per l’ammissione del figlio al protocollo sperimentale, per l’accesso al quale si erano spesi anche il Cagliari Calcio e la nunziatura apostolica. La smentita pubblica dell’istituto ha spinto Rosario Palumbo, fratello di Paolo, a sporgere immediata denuncia per appurare i fatti. Una querela protettiva nei confronti del ragazzo, vittima a sua volta di una truffa che fa leva sulla sua tragedia di malato di SLA. Inizialmente le indagini si erano mosse verso l’estero ma un controllo della polizia postale ha individuato in una cella non lontana da Oristano la matrice del raggiro, cella alla quale si sarebbe collegato il telefono degli autori della truffa. Per il momento non sono stati resi pubblici i nomi delle quattro, o forse più, persone attenzionate dagli inquirenti.
All’inizio tutto aveva funzionato alla perfezione, perché gli scambi di mail che servivano ad avvalorare la tesi di un percorso iniziato per l’introduzione di Paolo Palumbo al metodo Brainstorm venivano inviate tramite sistema Tor. È uno strumento di schermatura del segnale che impedisce, o meglio, rende più difficile risalire all’origine del segnale. Tuttavia, qualcuno si è tradito in questo complesso sistema, perché una delle ultime mail non arrivava dal Lussemburgo, come spesso accadeva in questo flusso, ma da una cella prossima a Oristano, zona nella quale vive proprio Paolo Palumbo. Ora gli inquirenti lavorano alacremente e non è escluso che nei prossimi giorni potranno essere rivelati anche i nomi delle persone coinvolte in questa truffa che ha dell’assurdo.
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