Nel governo è scontro aperto: Conte va da Mattarella
Nonostante il via libera in Consiglio dei ministri al “lodo Conte”, il tema della prescrizione continua a spaccare il governo.
Le tensioni restano soprattutto dopo che Matteo Renzi – fermamente contrario alla riforma voluta dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e da tutto il Movimento 5 Stelle – ha sfidato il premier apertamente a cacciarlo dalla maggioranza, forte dei numeri risicati che il governo avrebbe soprattutto in Senato.
Dal canto suo, Giuseppe Conte ha smentito l’ipotesi di un ribaltone a Palazzo Chigi e di un terzo esecutivo. Ma l’ombra di una nuova crisi di governo è tutt’altro che scomparsa. Così questa mattina il premier è salito al Quirinale per un incontro informale con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Durante il colloquio i due avrebbero fatto il punto sulla situazione politica nazionale e internazionale, ma – chiaramente – è stata soprattutto la questione interna alla maggioranza ad aver tenuto banco.
Nel frattempo il Movimento 5 Stelle, sceso in piazza contro i vitalizi, fa quadrato attorno al Guardasigilli e assicura che l’esecutivo non cade, anche perché “non ci sono alternative al governo Conte adesso”, come ha spiegato Vito Crimi a SkyTg24. “Questo è molto chiaro anche a noi”, ha detto il reggente grillino a L’intervista di Maria Latella, mentre dal palco di piazza Santi Apostoli a Roma il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli lanciava il suo avvertimento ai renziani: “È inaccettabile l’attacco frontale quotidiano al nostro capo delegazione, al nostro ministro della Giustizia, che in Cdm ha portato una riforma del processo che accelererà veramente il processo penale”, ha scandito, “Stiamo lavorando assieme per dare risposte ai cittadini, abbiamo responsabilmente fatto un governo assieme, dobbiamo portarlo avanti fino al 2023 cercando di creare le condizioni per parlare delle cose e non soltanto di piccole beghe”.
La piazza romana ha però “processato” chiaramente i grillini: tra la folla non mancavano i cartelli “No alleanze”. Un segnale chiaro quello che la base ha mandato ai leader del M5S in vista dei prossimi Stati generali che trasformeranno il movimento in partito vero e proprio: basta andare a braccetto con il Partito democratico che tanto gli stessi pentastellati hanno criticato in passato.
Il ritorno tra la gente dei 5 Stelle sembra un modo per riconquistare quella fetta di elettorato delusa proprio dalla “normalizzazione” del movimento. Ma stona un po’ con il ruolo di forza di governo. “Non ho capito cosa hanno in mente Renzi, Conte, Di Maio”, fa notare Matteo Salvini, “Anche il fatto che oggi ci fosse un partito di governo in piazza contro un altro pezzo di governo non è mica normale. Spero che gli italiani possano votare il prima possibile. Gli italiani vedono il governo litigioso, inesistente, incapace, inconcludente. L’unica volta in cui si sono messi d’accordo tutti, da Pd, a Leu, a 5 stelle, a Italia viva, è stato per mandarmi a processo. Sul resto si dividono su tutto”.
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