Parla Petrone: «Io, il primo espulso dalle Sardine. Non ci ho visto più e gliele ho cantate»
«Espulso dalle sardine lucane per aver protestato contro Mattia Santori». A parlare è Vincenzo Petrone, 52 anni. Aveva criticato il suo (ex) leader per non aver inserito la Basilicata nella delegazione ricevuta dai ministri Provenzano e Boccia. L’hanno accusato di aver fatto fare una brutta figura al grande capo. E L’hanno cacciato. «10 voti su 78 iscritti al gruppo Whatsapp Sardine ». Petrone aveva lamentato «la scarsa democrazia interna nel movimento. I ruoli sono autoelettivi e i temi lanciati sul mercato politico sono casuali». E cioè «frutto di nessuna discussione interna». Come accaduto nel caso dell’appoggio al mantenimento dei vitalizi.
Petrone: «Il movimento rischia di finire su binari morti»
«Gli stessi temi lucani, dal petrolio allo spopolamento, sono stati finora del tutto sottovalutati dai leader nazionali», dice. Ed è per questo che Petrone ha protestato. «Il movimento rischia. Ho creduto molto in lui. Ha risvegliato in me dopo tanti anni la voglia di scendere in piazza e di tornare a fare politica attivamente». Che cosa rischiano le sardine? «Con espulsioni in tre ore come questa, può finire negli stessi binari morti e pericolosi dei gruppi politici giustizialisti che proprio le Sardine dicono di voler combattere».
«Sul gruppo WhatsApp abbiamo vinto noi»
Cinquantaduenne, titolare di una Galleria d’Arte nella Capitale, Petrone è originario di Anzi (Pz). Organizza iniziative culturali. «Avevo visto nel movimento un attendismo che non mi convinceva. Attendismo che riguarda però solo i temi del Sud. I leader autoeletti del Nord espongono i loro temi, come ad esempio il curioso “Esrasmus Nord-Sud”. In realtà non si discute di niente». Petrone racconta: «Quando l’altro giorno ho visto che nella delegazione che andava dai ministri non era rappresentata la Basilicata, ho provato a farmi sentire. Alla fine, dopo un lungo tira e molla, i leader ci hanno concesso un rappresentante della Basilicata per il giorno dopo. Io e altri abbiamo proposto una votazione per non andare, per protesta. Sul gruppo WhatsApp abbiamo vinto noi».
Petrone: «Ma quando ho proposto il comunicato…»
«A quel punto», prosegue Petrone, «ho proposto un comunicato stampa. Un comunicato di protesta per come siamo stati trattati. Alla fine, dopo tre ore, il testo è stato redatto. Ma quando ho detto: lo mandiamo ai giornali, ci è stato risposto: “No, questo è un comunicato stampa interno”. Che categoria è il “comunicato stampa interno”? All’ultimo ho deciso di andare personalmente dal gruppo che usciva dall’incontro con il ministro a Roma».
«Volevo cantargliene in disparte»
«Non volevo fare quello che poi ho fatto – assicura – cioè contestare Santori e gli altri pubblicamente. Avevo pensato: gliele canto ma in disparte. Ma quando mi hanno accusato di aver proibito a Pega, la leader lucana, di andare, non ci ho visto più? Io, proibire? E lì ho contestato pubblicamente».
Il video ha fatto il giro sui social
Il video di Petrone che contesta la delegazione delle Sardine capeggiata da Mattia Santori ha girato molto sui social e in rete. «All’inizio mi ero attenuto alla disciplina interna di non divulgare il comunicato. Ma ho subito immediatamente dopo un processo sommario su WhatsApp, colpevole di “aver fatto fare cattiva figura a Santori e al movimento”. Ma io ho risposto: la figuraccia si fa quando non si rispettano le regole della democrazia. Chi ha deciso che in tre mesi bisognava subito andare dai ministri e da Conte?». E perciò, Vincenzo Petrone – in base alla sua versione – è stato espulso dalle Sardine lucane. «E il gruppo Facebook improvvisamente da Sardine lucane è diventato Primavera Lucana. Chissà perché».