Papa Francesco abbraccia il pluricondannato rosso Lula
San Paolo Due volte condannato in appello per corruzione e riciclaggio, l’ex presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva sarà ricevuto oggi da Papa Francesco.
Una visita che non potrebbe essere più attuale visto che, proprio ieri, il Santo Padre ha presentato l’attesa esortazione apostolica Querida Amazonia, in cui non ha accolto la proposta di permettere l’ordinazione di preti sposati, come chiesto dal Documento finale del Sinodo dello scorso ottobre. Una richiesta che era stata fatta per rispondere alle esigenze delle sperdute comunità amazzoniche che ricevono l’Eucaristia anche solo una volta l’anno. Lula è arrivato ieri a Roma dopo essere partito da San Paolo, per la prima volta dopo tanti anni, usando un volo di linea su cui è stato l’ultimo a imbarcare, dopo avere atteso in una sala riservata senza passare per i normali controlli di sicurezza. Ad accompagnarlo due avvocati, Cristiano Zanin e Manoel Caetano. Non un caso visto che, per essere ricevuto oggi da Francesco, Lula aveva chiesto proprio tramite i suoi legali un permesso speciale al giudice Ricardo Leite, del decimo tribunale federale di Brasilia. Già perché il pluricondannato, nonché protettore per anni dell’ex terrorista Cesare Battisti, doveva essere interrogato l’altroieri, giorno in cui è invece partito alla volta del Vaticano, in uno degli 8 processi in cui è imputato. Si tratta della cosiddetta «Operazione Zelotes» in cui tramite decreti legge l’ex presidente è accusato di avere fatto favori ad industrie automobilistiche in cambio di «donazioni» milionarie al suo partito, il Pt. La nuova data dell’interrogatorio di Lula è stata fissata per il 19 febbraio a Brasilia perché Leite ha ritenuto che il rinvio «non disturbava l’andamento del processo». E infatti ieri il giudice ha interrogato Gilberto Carvalho, ex ministro della presidenza Lula, ex seminarista e molto vicino alla teologia della Liberazione. Del resto la nascita del Pt, il partito dei Lavoratori che vede tra i suoi fondatori lo stesso Carvalho e Lula, avvenne nel 1980 dall’incontro tra il movimento sindacale brasiliano, le Comunità ecclesiastiche di base e i preti operai quando in Brasile c’era la dittatura militare.
Secondo un comunicato stampa rilasciato ieri dal Pt, l’ex detenuto – è uscito l’8 novembre scorso dopo 580 giorni in carcere non perché innocente ma perché la Corte Suprema verde-oro (Stf) ha cambiato la legge, annullando l’obbligo della prigione per i condannati in appello come lui – «discuterà con il Papa della lotta contro la fame, della disuguaglianza e dell’intolleranza». «Visiterò Papa Francesco per ringraziarlo non solo per la solidarietà che ha dimostrato nei miei confronti in un momento difficile ha aggiunto Lula ieri – ma soprattutto per la sua dedizione alle persone oppresse. Voglio anche discutere dell’esperienza brasiliana nella lotta alla povertà». L’incontro con il Santo Padre è stato mediato dal presidente dell’Argentina, Alberto Fernández, che si è riunito a fine gennaio Bergoglio, soprattutto per parlare di Fmi e dei debiti milionari che incombono sul loro paese, ad un passo dall’ennesimo default.
Di certo c’è che la riunione tra Lula e Papa Francesco (che nei mesi scorsi ha sempre rifiutato le richieste in tal senso di Matteo Salvini) fa già discutere molto, soprattutto in Brasile e, come assicura ironico il polemico giornalista brasiliano Augusto Nunes, «potrà generare titoloni su tutti i giornali nel caso si materializzi una delle seguenti ipotesi». Quali? «Se Lula dovesse confessare tutto ciò che ha fatto sarà un revival dell’incontro tra il Cardinal Lamberto (il futuro Papa) e Michael Corleone interpretato da Al Pacino nel Padrino parte terza». Un riferimento neanche troppo indiretto al passato buio dello Ior dei tempi di Marcinkus. E l’altra ipotesi paventata da Nunes? «Se, invece, in Vaticano Lula oggi si presentasse come l’anima più pura del Brasile, come ha già detto più volte in passato, e se il Papa gli credesse, l’anfitrione e il visitante potrebbero essere castigati da un fulmine biblico e il Vaticano ridotto in cenere». Ironia feroce alla quale si aggiunge quella, più sobria ma altrettanto pungente, di Diogo Mainardi, giornalista scrittore fondatore del portale O Antagonista: «Sarà una buona opportunità per il protettore di Battisti per confessare i suoi peccati».