Il duello Lega-Fdi continua Meloni: “Noi estremisti? Con Le Pen ci stanno loro”
Il polo sovranista fa scintille, anche se il Capitano dice di volere un centrodestra «compatto, coerente, allargato», per uscire dal «pantano» e mandare a casa il governo.
La scalata di Giorgia Meloni non può non impensierire Matteo Salvini e, malgrado qualche foto sorridente di circostanza e la solidarietà sul caso Gregoretti, tra i due volano gli strali.
Incontrando la stampa estera a Roma, il leader leghista risponde ad una domanda su Fdi nuovo competitor della Lega: «Non ambisco in Italia a rappresentare la destra radicale, chi ha il 32% deve parlare a tutti. Più crescono gli altri componenti del centrodestra, meglio è. Serve crescere tutti, non solo Meloni, anche Berlusconi, Toti e le liste civiche, altrimenti non si arriva al 50 per cento».
Da un lato, da una stoccata alla Meloni attribuendole una posizione estrema, dall’altra riconosce l’importanza della coalizione (per smentire tentazioni di una sua corsa in solitaria), a incominciare da Forza Italia, ma senza escludere Toti che l’ha lasciata, pur senza seguito. Al tempo stesso Salvini riafferma la sua leadership e ricorda che la Lega «da sola vale Pd e 5 Stelle insieme, le due forze di governo».
Il confronto-scontro tra Carroccio e Fdi ha anche una dimensione europea e dall’entourage della Meloni arriva il commento alle parole del Capitano. «È una forzatura sostenere che Fdi rappresenti solo la destra radicale. In Europa ha la co-presidenza dei conservatori e ha rapporti con i repubblicani americani. Due realtà politiche molto diverse da quell’estrema destra che per molti ambienti europei è invece rappresentata dal partito della Le Pen e da Alternative für Deutschland in Germania, che fanno parte dello stesso gruppo della Lega».
La Meloni sta costruendo sapientemente la sua immagine all’estero, a Bruxelles come a Washington. Salvini, invece, nel gruppo Identità e democrazia, appena lasciato dagli inglesi di Nigel Farage, ha difficoltà a pesare negli equilibri europei e internazionali, tanto che l’ala moderata, a cominciare da Giancarlo Giorgetti, vorrebbe un riposizionamento. I due partiti sovranisti, pur dovendo il loro successo alla destra, cercano voti moderati e, oltre a duellare tra loro, insidiano da tempo lo spazio di Forza Italia. La Meloni gioca la carta della coerenza, ribadendo su Facebook che non andrà «mai col Pd, mai coi 5Stelle e mai con Renzi». Lo fa mentre continuano le voci sui «responsabili» azzurri che potrebbero sostenere il governo Conte, su accordi sempre smentiti tra Mara Carfagna e Matteo Renzi e mentre Renato Brunetta insiste a proporre una maggioranza in Parlamento con «centrodestra unito, tanti ormai fuoriusciti dei 5 Stelle e Italia viva».
La partita nel centrodestra si gioca anche sulle Regionali e accresce i sospetti la frase di Salvini che parla di candidati anche senza tessera, perché serve «gente nuova e coraggiosa». Già il leghista Gian Marco Centinaio aveva ripetuto che le candidature nel centrodestra ancora non sono chiuse, provocando la replica del vicepresidente di Fi, Antonio Tajani, che ricorda l’accordo sulle Regioni: «La nostra priorità irrinunciabile è la Campania e Caldoro».
Il tutto va letto nel quadro della contesa tra Salvini, che ha mire sulla Puglia e la Meloni, che lì ha già indicato come governatore Raffaele Fitto. Uno scontro che di riflesso investe Fi e il suo candidato in Campania, l’ex governatore Stefano Caldoro. Non proprio facce nuove, ma per Silvio Berlusconi e la Meloni i patti non si rimettono in discussione.
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