Feltre, il curioso caso della bimba di 8 anni iscritta all’Anpi
Di solito quando si ha 8 anni si passa il tempo giocando, guardando i cartoni animati e ascoltando musica. Penelope, invece, ha fatto un qualcosa di insolito per i bimbi della sua età.
Insieme alla mamma si è recata alla sede dell’Anpi di Feltre, non lontano dalla sua città natale, e si è iscritta. Sarebbe stata lei stessa, dicono, a compilare la tessera scrivendo nome, cognome e data di nascita.
La notizia, riportata da Il Gazzettino, ha suscitato clamore e curiosità nella comunità soprattutto in considerazione della tenera età della nuova e giovanissima partigiana. Debora, la mamma, ha difeso la scelta della piccina. ”Io sono una democratica antifascista- ha raccontato- e mia figlia pure”. E così, la bimba si è catapultata nel mondo della storia e della politica italiana per unirsi ai compagni della sezione “Brigata Antonio Gramsci”. Il suo non sarebbe un atto simbolico. Penelope partecipa alle iniziative dimostrando pure un certo entusiasmo.
”Con emozione e anche con onore- ha affermato ancora la mamma- Penelope ha ascoltato gli interventi delle autorità e dei vertici dell’Anpi. Impossibile essere indifferenti di fronte a tali belle pulsioni verso la costruzione di un futuro che tiene memoria del passato”. Il perché di questa scelta lo spiega la genitrice: ”Non vogliamo stare in quel 20% di persone che nega l’Olocausto. Non vogliamo dimenticare. E faremo di tutto perché la memoria resti viva”. A fare gli onori di casa, in un incontro tenuto nei giorni scorsi al ristorante “Sole di Napoli”, sono stati il presidente Faronato assieme al segretario Giovanni Perenzin. Quest’ultimo si è detto entusiasta del di Penelope e ha ricordato che ”poco tempo fa abbiamo avuto l’onore di tesserare come simpatizzante anche Filippo che a soli 15 anni è stato poco dopo portato via da una grave malattia. Questi sono segnali che ci rincuorano”.
Nonostante le parole, la sensazione che la bimba sia stata spinta dalla mamma ad iscriversi all’Anpi resta. Nulla di male. Del resto i genitori hanno il compito di educare i figli come meglio credono,anche in base al proprio credo politico o religioso. Tenere in vita la memoria degli orrori della guerra, compiuti da tutte le parti, fa sempre bene. Questa, infatti, è la via maestra per non ripetere più certi gravi errori. Ma non ci devono essere pregiudizi. Le polemiche sui martiri delle foibe ne sono esempio. Ancora oggi in Italia ci sono persone che negano o minimizzano i crimini compiuti dai partigiani comunisti di Tito contro militari e civili italiani. Un orrore è un orrore e non cambia in base a chi lo commette.
A sinistra, come ricorda Libero, non è una novità il tentativo di coinvolgere nelle varie attività anche minori al di sotto dei dieci anni. Lo scorso 25 aprile, la presidente della sezione di Bologna dell’Anpi, Anna Cocchi, aveva scritto all’Antoniano onlus, su richiesta del direttore fra’ Giampaolo Cavalli, per spiegare la Resistenza ai piccoli dello Zecchino d’ oro. ”Cari bambini e care bambine- ha raccontato la Cocchi- è arrivato il 25 aprile e questa che vi raccontiamo è una storia triste, brutta e dolorosa ma che ha un lieto fine. Tanto tempo fa l’Italia non era un Paese libero ma una dittatura”, cioè “un sistema nel quale una sola persona decideva per tutti. Questa persona si chiamava Benito Mussolini e chi non era d’ accordo con il suo pensiero veniva perseguitato, torturato, ucciso o costretto all’esilio”.
Ma questo non è stato l’unico episodio. A Milano era stato organizzato anche un “percorso resistente” per bambini dai sei ai dieci anni, con conferenze, canti e addirittura commemorazioni davanti alle lapidi dei caduti. Mentre una decina di mesi fa a Bologna c’era stata una accesa polemica per la decisione di alcune insegnanti di fare ascoltare “Bella Ciao” ai piccoli di un asilo nido. Un papà, allora, aveva protestato perché riteneva che i bambini non possono essere coinvolti in attività politiche. L’Anpi, ovviamente, aveva invece difeso le maestre: “Commette un grave errore chi pensa che “Bella ciao” sia il canto dei comunisti da contrapporre ai canti patriottici o che vada considerata paritetica agli inni del Ventennio. È invece l’esempio di come una canzone possa raccontare molto altro oltre alle parole e al ritmato battimani che l’ha fatta conoscere ed amare nel mondo e che piace così tanto ai bambini”.
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