Leggete e rispettate il martirio italiano nelle Foibe. Anpi compresa

Studiate, ignoranti, e imparate quale massacro è associato alle Foibe. E almeno oggi – non a caso il Giorno del Ricordo – se proprio non volete pregare e rispettare la Memoria degli italiani sterminati da Tito, tacete. Chiudetevi in casa a sbollire il vostro odio, ma non turbate il dolore che si ravviva.

Decenni di oblio sull’Olocausto italiano e dobbiamo stare a sorbirci come mai era accaduto un’ondata di revisionismo antinazionale che da tempo non si conosceva.

Mattarella e il negazionismo

E proprio in questi giorni. E’ come se il prossimo 24 aprile ci mettessimo a raccontare la verità nascosta dai libri di testo sulle responsabilità della guerra che fece scorrere sangue tra partigiani rossi e bianchi. Provate a immaginare l’effetto.

Meno male che almeno il presidente Mattarella ieri ha onorato quei martiri con una dichiarazione solenne, proprio denunciando la perdurante esistenza di “ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante”.

Ogni anno è peggio, ci confida Roberto Menia, giustamente considerato il padre della legge istitutiva del Giorno del Ricordo. ”Sempre più lapidi imbrattate, scritte indegne, social fuori controllo e fiorire di iniziative negazioniste e giustificazioniste con avallo di enti, istituzioni, Anpi e simili“.

Del resto è lo Stato in cui viviamo che ancora non trova il modo di togliere di mezzo l’onorificenza più alta della Repubblica al capo dei massacratori, il maresciallo Tito.

Foibe, il libro di Menia

Serve la controffensiva di verità, se ancora non è bastata una legge. Ed è importante anche diffondere le opere che non nascondono l’infamia, e anzi la raccontano. Come il libro che ha appena scritto proprio Roberto Menia. Va acquistato e diffuso. Quanti conoscono la storia di Norma Cossetto?

Si è polemizzato a Roma sulla casa internazionale delle donne: un quadro di quella donna ce lo mettete con la sua drammatica storia di violenza subita? Ciampi le conferì la medaglia d’oro al valor civile: se si fosse salvata l’avrebbero mai nominata senatrice a vita?

Leggetela e rileggetela quella storia. Il libro di Menia racconta di foibe sparse ovunque. Un massacro senza fine. “Dalle foibe all’esodo” è la storia di una pagina nera oscurata per decenni. Serve a colmare – ha scritto Giuseppe Sanzotta nell’introduzione – “un vuoto culturale incomprensibile”.

È terribile la fine di quel “volto dolce e gentile della donna simbolo del martirio”, appunto Norma Cossetto. “Seviziata, martoriata, legata a un tavolaccio e violentata per una notte intera da diciassette uomini”. E poi condotta con altri prigionieri “a forza a piedi fino alla foiba di Villa Surani, un orrido di 136 metri di profondità, e qui fatti precipitare, ancora vivi”. (Ciampi le conferì la medaglia d’oro al valor civile, chissà se la Boldrini o la Cirinnà sono mai andate a portare un fiore sulla sua tomba).

Toglievano gli occhi, i peggiori tra i massacratori, a quelli che gettavano nelle foibe, li denudavano dei vestiti, odiavano gli italiani. E ancora il dolore nel recupero delle salme, “xe mia fia…”.

Chi conosce in una qualunque scuola italia il destino di Pietro Gonan, commerciante di Marzana, “buon italiano e noto antifascista” ucciso nella foiba con suo fratello Severino? “Anni prima avevano denunciato tre giovani croati, condannati per avergli violentato e ucciso la figlia minorenne. I loro parenti, diventati seguaci di Tito, si vendicarono così”.

Qualche volta buttavano i cani vivi nelle foibe e questo spiega perché sulle salme che si recuperavano non c’erano solo segni di pallottole o pugnalate ma “anche quelli delle unghiate e dei morsi delle bestie”.

Oppure la descrizione delle atrocità.  “I polsi dei due disgraziati sono legati con filo d’acciaio stretto da pinze. I corpi sono uniti, spalla contro spalla, da un cavo d’acciaio lungo circa 20 metri e dello spessore di circa 5-6 mm”. (E volavano giù nella foiba, l’Anpi non legge, non studia, non fa ricerche).

Tutto questo commuove. Emoziona. Scuote. E merita quel rispetto che l’Anpi ha negato a quelle vittime. Vergogna. E se ne siete capaci, pregate.

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