Dalla Nigeria all’Europa: anche in Italia è arrivata la “droga del migrante”
Viene dall’Africa occidentale la nuova droga che potrebbe adesso diffondersi anche nel nostro paese. In particolare, appare sempre più in crescita l’assunzione di una sostanza che, per la verità, si potrebbe trovare anche tra i farmaci regolarmente venduti in Italia.
Si chiama tramadolo ed è, tra gli oppioidi, quello segnalato come meno pericoloso. Tuttavia, se assunto in grandi quantità e se viene prodotto in laboratori non regolari, allora il suo nome potrebbe diventare sinonimo dell’ultima frontiera del mondo della droga sdoganata anche in Europa.
Che qualcosa non quadra lo si può evincere dal World Drug Report, secondo cui nel 2017 ben 53 milioni di persone hanno dichiarato di aver fatto uso di oppioidi nell’anno precedente. Nella triste classifica dei paesi in cui sono è più diffusa l’assunzione di oppioidi, a sorpresa in testa è emersa la Nigeria.
Il più popoloso paese africano, ha scavalcato nazioni dove l’assunzione di questi tipi di droghe appare tradizionalmente più diffusa. Il motivo è da ricercare proprio nell’impennata dell’uso del tramadolo. Una sostanza che nel fiorente mercato nero dei farmaci nel continente africano, stimato in circa 200 miliardi di Dollari all’anno, sta acquistando un valore sempre più importante.
E l’allarme, dalla Nigeria, sta velocemente arrivando in medio oriente ed in Europa, Italia inclusa. Come detto, il tramadolo è un oppiaceo considerato tra i meno pericolosi e viene prescritto spesso come antidolorifico. Tuttavia, in anni più recenti è stata smentita una sua presunta qualità, quella cioè di non creare dipendenza.
I dati che arrivano dall’Africa occidentale, dicono il contrario: se assunto in grandi quantità, il tramadolo ha effetti nocivi sulla salute, gli stessi di ogni sostanza stupefacente, e soprattutto potrebbe creare una certa dipendenza. La sua diffusione per un uso non terapeutico, è relativamente recente: basti pensare che nel 2010 in tutto il mondo sono stati sequestrati 10 chili di tramadolo, nel 2017 invece sono state sforate le 125 tonnellate. La gran parte dei sequestri ha riguardato la Nigeria, assieme ai paesi vicini dell’Africa occidentale.
Le confische non hanno riguardato, nella maggior parte dei casi, confezioni rientranti nei circuiti farmaceutici ufficiali. E dunque, le operazioni non hanno messo nel mirino i prodotti che arrivano poi normalmente sugli scaffali delle nostre farmacie. Al contrario, il mercato nero del tramadolo si è alimentato grazie alle ingenti quantità prodotte in laboratori non ufficiali e fuori dai parametri previsti dalle norme. Molti di questi si trovano in India, paese dove viene sintetizzata la sostanza di base.
Da qui, ed in parte anche dalla Cina, il “super tramadolo” viene quindi trasportato nei paesi costieri dell’Africa occidentale e dunque venduto soprattutto in Nigeria. Nel più popoloso paese africano, l’oppioide non è soltanto consumato da chi ne ha dipendenza o spacciato tra le varie città nigeriane. Al contrario, sembra essere diventato una sostanza stupefacente da esportare all’estero e da cui la mafia nigeriana riesce a ricavare ingenti quantità di denaro.
Ecco perché l’allarme sul tramadolo oramai è mondiale: negli ultimi mesi, in particolare, anche le Nazioni Unite hanno iniziato a parlare di vera e propria emergenza. Così come sottolineato da un reportage de IlFattoQuotidiano, di tramadolo usato per scopi non farmaceutici si iniziano a trovare tracce anche in Italia.
È stato riferita, in particolare, la testimonianza di Luca Censi, referente di “Unità di Prossimità”. Quest’ultimo è un gruppo che opera per le strade di Reggio Emilia per la cooperativa “Giovanni XXIII”, con lo scopo di aiutare i meno fortunati. Secondo Censi, tra gli scarti di materiale sanitario abbandonato stanno crescendo sempre di più i blister di tramadolo. Molti italiani avrebbe iniziato ad usarlo, ma la situazione più drammatica in tal senso è quella dei migranti richiedenti asilo: “L’idea che ci siamo fatti è che il super-tramadolo, quello da 250 mg – ha spiegato Luca Censi nel reportage sopra indicato – sia lo stesso che queste persone usano in Africa, portato in Italia anche grazie al ruolo crescente che potrebbero avere i cartelli della mafia nigeriana”.
Dunque, dal paese africano vengono importate le confezioni non farmaceutiche di tramadolo ed usate dai richiedenti asilo come sostanza stupefacente. E sempre nel reportage de IlFattoQuotidiano, ad emergere è infatti la situazione a Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, lì dove sorge una delle baraccopoli più grandi dove alloggiano in condizioni terrificanti centinaia di migranti che lavorano nei campi circostanti. Qui di tramadolo usato per scopi non farmaceutici si ha ampia traccia.
Sarebbero in molti a fare uso di questo oppiaceo, assumendo confezioni da circa 250 mg, mentre il limite consentito per legge è di 50 mg. Tanti giovani nigeriani in Italia, sono oramai vittime della dipendenza da tramadolo. E le cosche nigeriane avrebbe iniziato a spacciare questa sostanza anche agli italiani. Motivo del “successo” tra i giovani, anche il relativo costo molto basso dell’oppioide.
Lo scorso anno a Montevarchi, si è avuto il primo sequestro record di tramadolo con la Polizia che ha scoperto un pusher nigeriano che aveva iniziato a spacciare la sostanza a molti ragazzi della zona. In quell’occasione, è emerso anche come il tramadolo viene ideniticato anche come “droga dell’Isis“, in quanto data in grande quantità a molti miliziani di Boko Haram prima di compiere attentati terrostici od incursioni.
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