Coronavirus, i cinque giorni in cui il quadro clinico degrada: l’ultima evidenza nello studio
Il coronavirus fa sempre più paura. Anche in Italia. Necessario, dunque, mettere in chiaro alcune cose. In primis come la fascia più a rischio sia quella 55-60 anni, come evidenzia il virologo Roberto Burioni commentando i risultati di uno studio pubblicato su Jama che descrive le caratteristiche cliniche di 138 pazienti ricoverati a Wuhan. Ma dallo studio, come riporta Il Tempo che cita le parole di Burioni, emerge un altro aspetto decisivo e inquietante. “È interessante notare come in media erano 5 i giorni che passavano dai primi sintomi più lievi a quelli più importanti, mentre erano 7 i giorni dai primi sintomi al ricovero in ospedale. Questo sicuramente è un fattore che ha favorito la diffusione del virus a Wuhan e nello Hubei durante le prime settimane dell’epidemia”. Insomma, se l’incubazione è lunga – circa 14 giorni – poi il peggioramento è repentino: cinque giorni in cui il contagio da coronavirus può precipitare. Per quel che riguarda i sintomi, i più comuni sono spossatezza e tosse secca. Dunque il rifiuto del cibo, dolori muscolari, difficoltà respiratorie, mal di gola, diarrea e nausea.