I vescovi dettano la linea: “Accoglienza e via Sicurezza bis”
A meno di clamorosi sviluppi degli ultimi minuti, l’accordo tra M5s e Pd per la formazione di un nuovo governo è ormai cosa fatta. Con soddisfazione del mondo progressista, degli intellettuali nostrani, dei radical chic, della Chiesa bergogliana e dell’Europa, almeno quella legata a Bruxelles e non al cosiddetto gruppo di Visegrad
Non cambia solo il colore dell’esecutivo che passa dal giallo-verde al giallo-rosso o, come molti temono, rosso-rosso. A cambiare, ovviamente, sarà l’indirizzo politico. Già è stato annunciato che il Pd darà un taglio netto con il governo precedente.
A cominciare dal tema dell’immigrazione incontrollata a cui l’ormai ex ministro Salvini ha cercato di porre un argine opponendosi ai grandi sostenitori che volevano più sbarchi e meno respingimenti.
Questi ultimi, con il nuovo governo, hanno rialzato la testa e battono con forza i pugni sul tavolo: il tutto per far passare la propria linea.
Come sottolinea Francesco Borgonovo su La Verità, ieri Repubblica ha dedicato due pagine e un titolo di prima alla questione migratoria. Il commento era affidato a Luigi Manconi, ex senatore Pd ed ex coordinatore dell’Unar e oggi fervente attivista pro Ong. La lettura del pezzo permette di capire subito che aria tira sul fronte progressista e quali devono essere i punti fondamenti per una pacifica convivenza tra dem e pentastellati.
Per l’ex senatore la discontinuità “esige già da subito segnali inequivocabili. E i tempi dei grandi processi economico-sociali, come l’immigrazione, sono assai più rapidi e incalzanti di quelli richiesti dalle mosse (felpate fino a essere flosce) necessarie per la costituzione del nuovo esecutivo. Anche perché la sofferenza umana arriva a bussare alla nostra porta con tutta l’urgenza dei corpi stremati e torturati».
Manconi ha ribadito il concetto dichiarando che “serve una svolta vera. A partire da una intelligente politica per l’immigrazione che consenta di aprire subito e in misura adeguata alle nostre possibilità vie di ingresso legali in Italia e quindi in Europa. Dunque, una rottura col passato, e non solo con quello rappresentato dagli ultimi 14 mesi di governo gialloverde. Su questo – come sull’ambiente, sull’economia e sulla giustizia – verrà valutata la scelta di governo del Pd”.
Ciò significa: subito porti aperti. Se i 5stelle non gradiscono se ne facciano una ragione, perché al governo il Pd deve rimediare agli errori commessi dai giallo-verdi.
Si direbbe, nulla di nuovo sul fronte progressista. Una posizione supportata dalle parole espresse da Giuseppe Conte che ha parlato di “nuovo umanesimo”. Termine che può significare il permesso a cambiare le regole sull’immigrazione, così come desiderano gli sponsor del nuovo esecutivo nascente.
A partire dai vescovi. Non è un caso, sottolinea ancora Borgonovo, che sulla prima pagina di Avvenire, campeggiava un editoriale di Maurizio Ambrosini, intitolato “Umanesimo alla prova”, che ricalcava sostanzialmente le posizioni espresse da Manconi.
Il giornale dei vescovi ha invocato “scelte nuove per governare le migrazioni”. Ha scritto Ambrosini che“emerge l’attesa di politiche nuove, con la domanda di esplicita “discontinuità” con il precedente esecutivo. Se c’è un tema in cui la novità dovrebbe subito tradursi in fatti concreti, è quello delle politiche migratorie. Proprio perché sull’invasione immaginaria di migranti provenienti dall’Africa il populismo sovranista ha impostato e imposto per mesi la sua agenda, occorre ora una svolta netta. Ancora più a fondo, avendo questa narrazione pervasiva e persino ossessiva intossicato l’anima del nostro Paese con discorsi di odio e discriminazione, serve un messaggio radicalmente diverso”.
In poche parole: via agli ingressi di massa. Anche perché sulla gestione dei migranti ci sono molti interessi, soprattutto economici. La linea dettata da Avvenire è chiara. Basta con le vecchie politiche del governo giallo-verde e via ad una nuova stagione. “Il primo punto di questa ipotetica agenda dovrebbe essere l’immediata cancellazione di parti importanti dei due cosiddetti decreti Sicurezza congegnati da Matteo Salvini, con le loro nefaste conseguenze in termini di violazione di Trattati internazionali e diritti garantiti dalla Costituzione (articolo 10), di criminalizzazione del soccorso umanitario, di il legalizzazione (ma senza capacità di espulsione) della gran parte dei richiedenti asilo”.
A questo pensiero seguono altre indicazioni. Una riguarda la valorizzazione della già citata Unar, l’organismo governativo che dovrebbe contrastare il razzismo. L’ente è oggi guidato da un fedelissimo del grillino Vincenzo Spadafora, vicinissimo ad ambienti Lgbt. Ambienti, questi, che in teoria agli stessi vescovi non dovrebbero essere troppo graditi. Ma in nome dell’antisalvinismo e dell’accoglienza senza se e senza ma tutto va bene. Vi è anche un’altra indicazione fornita dal giornale vescovile: “l’immigrazione per lavoro”, seguita da tempi più brevi per la naturalizzazione degli stranieri.
Infine, e non meno importante, l’attenzione del prossimo governo allo ius culturae, ossia sul ruolo della scuola come “fabbrica” dei futuri cittadini”. Il giornale cattolico, in sostanza, vuole una legge sulla cittadinanza facile molto simile a quella di cui si parlava non molto tempo fa e che era ben vista anche da ampi settori della Chiesa.
Si potrebbe dire che la discontinuità annunciata e voluta dal Pd per tornare al governo fa rima con immigrazione incontrollata. Il “cattivo” Salvini, ormai all’opposizione, forse starà rimpiangendo l’aver dato il via alla crisi che ha solo prodotto il ritorno dei dem, sconfitti in pratica tutte le elezioni degli ultimi due anni, al potere.
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