E adesso le Sardine si accorgono di essere manovrate dai salotti
È la prima sardina che finisce in quarantena e non perché ha contratto l’infezione del leaderismo, ma perché ha denunciato la perdita dell’innocenza, i primi sintomi del morbo: «Le Sardine sono manovrate».
C’è qualcosa di medioevale negli insulti che da ieri le altre sardine stanno rivolgendo a Stephen Ogongo, («Ducetto Ogongo», «Coso»…), il più candido, il meno esperto del movimento («La nostra piazza è aperta anche a Casa Pound» aveva con ingenuità dichiarato) e forse per tutte queste ragioni la sardina più originale, la meno prevedibile, la prima a rimproverare l’abbraccio a Benetton e andarsene.
Isolato da Mattia Santori e dagli altri leader di Bologna, Ogongo, 45 anni, nato in Kenya e già fondatore di un piccolo partito pro integrazione dal nome Cara Italia (cosa è più sardina di questo?), sul Corriere della sera ha ammesso che «se per sardine si intende il prodotto di marketing, garanti dei salotti, allora sì, sono manovrate». Di certo sono state partorite a Bologna e non sono guidate da un semplice ricercatore, come si definisce Santori, ma da uno dei primi analisti della Rie, Ricerche industriali ed energetiche, società di consulenza fondata dall’ex ministro Alberto Clò, e che per Assomineraria ha realizzato il dossier «Coesistenza tra idrocarburi e agricoltura, pesca e turismo in Italia». È una società a favore delle trivellazioni.
Lo è anche il leader delle Sardine. In un articolo del 15 settembre del 2015 pubblicato su Formiche «Non solo Nimby, in Basilicata c’è chi dice sì», Santori era dell’opinione che l’Eni dovesse estrarre di più perché le trivellazioni «sostengono lo sviluppo del più grande giacimento petrolifero d’Europa».
Non è un caso che Santori non abbia mai parlato di questi argomenti. È probabile che le altre sardine non la pensino come lui. Ha scritto tuttavia anche per Energie e si tratta della rivista fondata da Clò insieme a Romano Prodi, il primo a scommettere su di loro e a lanciarle, mediaticamente, attraverso un numero esorbitante di interviste: «Le Sardine esaltano la civiltà. Sono formidabili». E sono anche a disposizione (del Pd). In Emilia-Romagna hanno aperto e chiuso la campagna elettorale di Stefano Bonaccini. A Modena, il 28 novembre, una sardina è salita sul palco con il governatore. Un’altra, Giulia Sarcone, e sempre a Modena, l’ha chiusa il 27 gennaio.
A favore degli azionisti (della famiglia Benetton), le Sardine si sono lasciate fotografare insieme a Luciano e non hanno scansato le carezze di George Soros, mentre in televisione sono la risorsa di Fabio Fazio che ormai gli ha affidato una rubrica fissa («Anche questa sera abbiamo l’opportunità…»).
Il resto lo ha fatto L’Espresso (c’è perfino un blog il Paese delle Sardine), ma il meglio lo ha fatto Repubblica. E infatti, ieri faceva sorridere il tentativo disperato della direzione del quotidiano di fissargli un appuntamento con il premier Giuseppe Conte («Non ha ancora trovato un minuto per rispondere alla richiesta dei volenterosi pesciolini») colpevole di non averle ricevute.
Manovrate? Dite voi. Il più spontaneo è quello che è scappato.