“Non aspetto per la visita”: tunisino aggredisce infermiera
Non accettava che il papà dovesse attendere per una visita e così ha aggredito un’infermiera del pronto soccorso.
Ma è stato prontamente fermato e arrestato dai poliziotti perché era in evidente stato di agitazione. Protagonista della vicenda un tunisino di 23 anni che aveva accompagnato il padre all’ospedale Mauriziano di Torino.
Il fatto è accaduto alcuni giorni fa ma è stato reso noto dalla Questura solo all’inizio di questa settimana. Secondo le prime ricostruzioni, gli agenti della squadra volante hanno visto il ragazzo che si trovava nell’area triage ed era ubriaco e fuori controllo. In quel momento stava aggredendo un’infermiera e l’aveva insultata varie volte perché secondo lui il padre, in attesa con codice verde quindi non urgente, non avrebbe dovuto aspettare per essere visitato. Tra l’altro sempre nei giorni scorsi ha debuttato il servizio di vigilanza armata nei pronto soccorso dell’Asl (Azienda sanitaria locale) del capoluogo piemontese, una misura voluta dal nuovo commissario Carlo Picco.
Come riporta La Stampa, su quest’ultimo tema è intervenuto anche Guido Giustetto, presidente dell’Ordine dei medici di Torino. Secondo Giustetto, gli episodi di violenza ai danni del personale sanitario torinese comporta dei provvedimenti più articolati. Il presidente ha sottolineato che è una buona cosa arginare l’emergenza ma allo stesso tempo occorre affrontare questo tema con misure di ampio respiro, sia a carattere nazionale che regionale, senza le quali ogni altra iniziativa potrebbe essere inefficace. Giustetto ha ricordato che i casi di aggressione verbale e fisica esprimono un disagio molto profondo del sistema sanitario locale. Si tratta in particolare di mancanze strutturali che si riflettono sul lavoro dei medici e sulla possibilità di offrire delle risposte ai bisogni di salute dei cittadini. Giustetto ha detto che queste mancanze sono la carenza cronica di personale, l’eccessiva durata dei turni di lavoro, la riduzione del tempo per le visite e i colloqui, senza dimenticare la mancanza di spazi dove poter incontrare con calma parenti e pazienti. Per il presidente, tutti questi elementi portano a un peggioramento del rapporto tra medico e paziente e costringono i cittadini a lunghe attese. Giustetto ha precisato che queste difficili condizioni di lavoro provocano il “moral injury”, una ferita morale avvertita dal medico, quando quest’ultimo non riesce a fare tutto quello che saprebbe per i pazienti. Un fenomeno che spinge molti medici ad abbandonare il posto di lavoro.
il giornale.it