Cassazione paralizzata dai ricorsi: oltre 10mila richieste d’asilo politico

Un’onda di ricorsi stranieri minaccia di paralizzare la corte di Cassazione. A lanciare l’allarme, per il secondo anno consecutivo, è il primo presidente della Suprema corte, Giovanni Mammone, che nel suo intervento per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020, davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte e al Guardasigilli Alfonso Bonafede, punta l’indice contro il decreto Minniti del 2017, poi convertito nella Legge 46 del 2017, che peraltro avrebbe avuto come obiettivo quello di «accelerare i procedimenti in materia di protezione internazionale».

Solo che, parallelamente alla creazione di sezioni specializzate in materia di immigrazione, la nuova normativa ha anche eliminato l’appello. Prevedendo per il richiedente che si è visto negare la protezione dalla sezione specializzata solo la possibilità di ricorrere, entro trenta giorni, alla Cassazione.

Così, se nel 2016 erano stati presentati solo 374 ricorsi per protezione internazionale alla Suprema corte, oggi quel numero ha subito veramente un «incremento esponenziale», per usare le parole di Mammone, arrivando nell’anno appena concluso a 10.341. Quasi 28 volte di più, e in crescita costante anno dopo anno, visto che nel 2017 erano 1.089 e nel 2018 già 6.026. Il perché, appunto, è tutto nella riforma, come ha spiegato proprio il primo presidente della Suprema corte, visto che «le impugnazioni in questione, prima diluite tra le Corti d’appello, sono affluite tutte in Cassazione, gravando oltremodo la Corte di legittimità». La valanga di ricorsi «protettivi» ha spinto in alto, infatti, il gravame di procedimenti civili della Cassazione, che dal 2014 a oggi è cresciuto del 16,1 per cento. Una messe di procedimenti pendenti che tradisce, appunto, il nuovo onere previsto dalla riforma dell’ex ministro Minniti per i giudici del «Palazzaccio».

Provocando un disagio che, come detto, non solo sembra tradire lo scopo della riforma, cioè l’accelerazione della definizione delle richieste di protezione internazionale, ma allarma anche i vertici della Suprema corte. Mammone, infatti, aveva già sottolineato a gennaio 2019, all’inaugurazione dello scorso anno giudiziario, il «preoccupante» boom di ricorsi da parte di richiedenti asilo. E il vicepresidente del Csm, David Ermini, aveva rilanciato l’allerta, spiegando che quella impennata clamorosa rischiava di diventare una vera «emergenza» per la Cassazione, aggravando il «carico insostenibile» di cause già pendenti. Più una constatazione che una facile previsione, confermata infatti anche quest’anno nel discorso di Mammone che ha ribadito come, in virtù di quella riforma, «il contenzioso» dei richiedenti asilo «si riversa interamente sulla Cassazione».

E un passaggio sui richiedenti protezione lo ha fatto anche il Pg della Cassazione, Giovanni Salvi. Ricordando, nel suo intervento, che «le scelte sulle politiche migratorie e di ingresso nel territorio dello Stato competono al legislatore e al governo», ma «nel quadro di compatibilità con le norme costituzionali e pattizie, prima tra tutte l’obbligo che il nostro Paese ha assunto per la protezione internazionale di coloro che ne hanno potenzialmente diritto».

il giornale.it

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