Tre anni di Trump: cosa è successo negli Stati Uniti?
“Penso che abbiamo fatto più di chiunque altro in tre anni”, ha detto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump la scorsa settimana in un’intervista a Fox News. Nel giorno di Martin Luther King Jr., il 20 gennaio, ricorrevano anche i tre anni di presidenza Trump. Come sono cambiati gli Usa in questo periodo?
Tra i suoi cavalli di battaglia, l’aver riorganizzato le forze armate. Con 2,5 miliardi di dollari spesi nella Difesa, il presidente ha spesso affermato che l’America non ha mai avuto un esercito come questo prima d’ora. Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, Trump ha ordinato le uccisioni di Abu Bakr al-Baghdadi, il leader di origine irachena del sedicente Stato islamico dell’Iraq e del Levante, e quella del generale iraniano della Brigata Quds, Qassem Soleimani. Entrambi gli eventi hanno aumentato le tensioni in Medio Oriente e hanno avuto un grande impatto sulle relazioni del governo degli Stati Uniti con quelli iracheno e iraniano.
Un’ulteriore costante del presidente è però legato ai suoi frequenti cambi di idee: “Sarò il ‘miglior amico’ dell’Iran se [il Paese] rinuncerà al suo programma nucleare“, aveva detto Trump nel giugno 2019. Solo un anno prima il presidente aveva annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nucleare iraniano. Una delle più grandi decisioni di politica estera che Trump abbia mai preso da quando è entrato alla Casa Bianca. Una situazione tra Stati Uniti e Iran peggiorata dalla morte di Soleimani: pochi giorni dopo l’attacco aereo, l’Iran ha annunciato che non avrebbe più aderito al Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa), non rispettando più nessuno degli impegni presi con l’accordo del 2015 sullo sviluppo del nucleare.
Il 2020 è iniziato anche con un altro evento storico voluto da Trump: dopo quasi due anni di ostilità, a metà gennaio gli Stati Uniti e la Cina hanno firmato l’accordo di Fase 1 sul commercio, che prevede una graduale rimozione dei dazi sulle importazioni cinesi.
Sul fronte interno, è decisamente l’economia ad essere stato il fattore cruciale durante la presidenza Trump: il presidente fa spesso riferimento, sia online che offline, all’economia come l’indicatore più forte del suo successo da quando è entrato alla Casa Bianca, definendolo “eccezionale” e “il più grande nella storia del Paese”. Dopo aver firmato un’importante riforma fiscale degli ultimi 30 anni, annuncerà un taglio delle tasse per la classe media nei prossimi 90 giorni.
Anche dal World Economic Forum di Davos, in Svizzera, Trump ha attribuito alla sua presidenza un rendimento senza precedenti per un’economia che era in “una situazione disastrosa” quando è entrato in carica nel gennaio 2017: “Gli Stati Uniti sono nel mezzo di un boom economico che il mondo non ha mai visto prima”, ha detto Trump.
L’attuale presidente in carica ha però beneficiato delle passate amministrazioni, in particolare di quella Obama. Secondo l’Hudson Institute, l’amministrazione Obama ha sofferto della peggiore crisi economica dopo quella del 1929.
Tuttavia, il Pil è cresciuto anche durante l’amministrazione di George W. Bush, raggiungendo una media del 2,1% all’anno. L’economia americana si è contratta del 2,5% nel 2009, e dopo la presidenza Obama, Trump è entrato in carica con un’economia in continua ripresa – un’espansione decennale, la più longeva della storia recente americana.
In questo scenario, il 55% degli americani approva il lavoro che Trump sta svolgendo relativamente all’economia, contro poco più del 40% dei contrari alle sue politiche finanziarie. L’economia sembra quindi essere centrale nella decisione del prossimo presidente e forse la chiave per vincere un secondo mandato.
“Quando l’America è unita, l’America è inarrestabile”, si legge in un video condiviso da Trump su Twitter per celebrare il suo terzo anno in carica. Dovrà affrontare anche il processo di impeachment a suo carico, ma prima di sapere se la Camera dirà se il presidente ha ostacolato le indagini del Congresso con i suoi rapporti con l’Ucraina, Trump continua la sua campagna elettorale.
In un momento così difficile, è arrivata anche la partecipazione di Trump alla March for Life di venerdì scorso a Washington, il primo presidente americano a partecipare di persona alla marcia anti-aborto nella storia dell’evento. “Sono davvero orgoglioso di essere qui con voi”, ha detto Trump nel discorso inaugurale. Ha anche aggiunto che la generazione che ha partecipato alla marcia sta trasformando l’America in una nazione pro-vita, attaccando i democratici e la loro proposta di difendere i diritti sull’aborto.