Open Arms all’assalto: chiesto un porto per i 363 migranti a bordo
Proprio ieri il ministro dell’interno Luciana Lamorgese aveva in qualche modo allontanato momentaneamente un nuovo possibile caso Open Arms, dichiarando che il governo non ha deciso se fare entrare o meno la nave perché nessuna richiesta di porto sicuro era pervenuta.
Questa mattina invece, l’Ong spagnola ha lanciato l’appello per avere quanto prima l’indicazione sulla località in cui poter effettuare lo sbarco. Lo si legge in uno degli ultimi tweet lanciati dal profilo della Open Arms, la quale a bordo non ha più 282 migranti bensì complessivamente 363.
Infatti, come si apprende sempre tramite la pagina social dell’organizzazione spagnola, nelle scorse ore è stata effettuata la quinta missione di recupero dei migranti in 72 ore nel Mediterraneo centrale. In particolare, dopo una segnalazione arrivata da Alarm Phone poco prima della mezzanotte, la nave si è diretta verso il luogo in cui si trovava un’imbarcazione in avaria con a bordo almeno un centinaio di persone.
In mattinata è arrivata la conferma dell’avvenuta operazione: “Open Arms ha effettuato il quinto soccorso questa notte dopo 10 ore di ricerca – si legge nel tweet lanciato alle 9:41 – Dopo 2 evacuazioni, a bordo restano 363 naufraghi”.
Ed è proprio alla fine di quest’ultimo messaggio, che è arrivata la richiesta di sbarco: “Abbiamo bisogno di un porto sicuro dove sbarcare prima possibile”, hanno scritto i membri di Open Arms. Sotto la frase in questione, l’organizzazione ha anche inserito un breve video dove si nota l’imbarcazione in navigazione in un tratto di mare apparentemente calmo, con alcuni teloni blu installati sul ponte sotto i quali probabilmente sono presenti i migranti a bordo.
La Open Arms al momento è l’unica imbarcazione di una Ong ancora presente nel Mediterraneo, dopo che Ocean Viking ed Alan Kurdi nei giorni scorsi sono sbarcate rispettivamente a Taranto ed a Malta. La prima aveva a bordo 403 migranti, mentre la nave dell’Ong tedesca Sea Eye ne contava 79.
Le ultime 72 ore, le stesse in cui la Open Arms ha effettuato cinque operazioni di recupero, sono state tra le più intense degli ultimi mesi sul fronte migratorio. E questo ha contribuito a confermare, ancora una volta, come dalla Libia oramai si è tornati a partire con la stessa frequenza che ha caratterizzato gli anni delle emergenze più importanti.
Solo nell’ultimo fine settimana, così come sottolineato dal network telefonico Alarm Phone, sono partiti dalla Libia qualcosa come 13 barconi. L’impennata registrata nel flusso migratorio relativo alla tratta libica, è dovuta principalmente alla sempre più persistente instabilità nel paese nordafricano alle prese con una mai domata guerra civile. Proprio a causa del conflitto, la Guardia Costiera locale da alcune settimane appare depotenziata e non in grado di garantire il controllo dei territori da cui partono i barconi.
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