Il grido dei cristiani nigeriani: “Ci uccidono nell’indifferenza”
La Nigeria non è mai stata così insicura per i cristiani. La denuncia arriva dal capo dei vescovi nigeriani, monsignor Augustine Akubeze, arcivescovo di Benin City.
Non solo il nord-est del Paese. Ormai Boko Haram e gli altri gruppi islamisti nigeriani seminano il terrore ovunque. Lo dimostrano uccisioni e rapimenti che non si sono mai fermati. L’ultimo quello dei quattro seminaristi sequestrati l’8 gennaio scorso lungo l’autostrada Kaduna-Abuja.
Prima ancora la strage dei cristiani della vigilia di Natale nel villaggio di Kwarangulum, nello Stato di Borno. Sette le persone trucidate dai miliziani di Boko Haram. Soltanto dieci giorni fa, invece, è arrivata la notizia dell’omicidio del reverendo Lawan Andimi, il presidente dell’Associazione cristiana della Nigeria, rapito dallo stesso gruppo jihadista all’inizio del mese. Il brutale omicidio a distanza di una settimana dall’esecuzione choc di un altro cristiano, Dalep, studente di biologia all’università di Maiduguri, freddato con un colpo di pistola alla testa da un bambino di otto anni.
Un fiume di sangue senza fine che continua a scorrere, denunciano i vescovi locali, “nell’indifferenza”. Il capo della conferenza episcopale nigeriana in una conversazione con la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre se la prende con il governo: “Il 95 percento dei rappresentanti sono musulmani, in un Paese in cui vi sono circa il 50 per cento di cristiani, chi dovrebbe assicurare la nostra sicurezza appartiene ad una setta di una religione, ad un solo gruppo etnico, in una nazione multi-religiosa e multietnica”. L’esecutivo, accusa, non fa abbastanza neppure per arginare “l’emergenza rappresentata dalle violenze dei pastori islamisti fulani” e per proteggere chiese e conventi.
“La mancanza di azioni penali significative nei loro confronti alimenta ulteriormente la convinzione che essi godano del sostegno del governo federale”, attacca monsignor Akubeze. Le precauzioni messe in atto dalle parrocchie locali, aggiunge, “non sono sufficienti a fermare gli attacchi di Boko Haram”. “Se tutti i seminari, i monasteri e i conventi che ospitano religiosi disponessero di telecamere, sarebbe utile perlomeno per catturare alcuni terroristi”, ragiona. Ma l’apparato di sicurezza è interamente in capo alla comunità cristiana che deve pagare addirittura “per avere la protezione della polizia durante le messe domenicali”.
“Buhari è scioccato dall’uccisione di Lawan Andima?”, domanda provocatoriamente il vescovo. “Molti nigeriani si chiedono se il presidente viva in un universo parallelo – prosegue – come può essere sorpreso dopo che alcuni di noi hanno partecipato a numerose sepolture di massa di cristiani uccisi da Boko Haram?”. L’appello alla comunità internazionale è quello di parlare il più possibile delle “atrocità che avvengono nel Paese” e di fare pressione sul governo locale perché metta in campo misure a protezione della comunità. “La nostra speranza – dice il presule ad ACS Italia – è che le nazioni dell’Unione europea e gli Stati Uniti sentano l’obbligo morale di proteggere le vite dei cristiani e di tutti i nigeriani che vengono costantemente attaccati e uccisi da Boko Haram e dai pastori fulani”.
“Siamo sotto assedio”, aveva gridato qualche settimana fa anche monsignor Matthew Manoso Ndagoso, arcivescovo di Kaduna, la diocesi dei seminaristi rapiti dal gruppo jihadista.