Mes, l’Europa nasconde le carte: incontri coperti da segreto
Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) torna a far discutere. La revisione del Fondo salva-Stati, oltre a rappresentare un enorme rischio economico per molti membri dell’Unione europea, Italia compresa, presenta aspetti misteriosi già dalle sue radici.
Certo, possiamo parlare per l’ennesima volta dello spauracchio della ristrutturazione del debito, la spada di Damocle che potrebbe pendere sulla testa di quei Paesi in difficoltà finanziaria che decideranno di chiedere aiuto a Bruxelles. Possiamo anche analizzare il funzionamento base del Fondo, che non è un fondo d’investimento ma una sorta di trattato tra Stati che non risponde ad alcuna Costituzione dell’Unione europea. È possibile, infine, spiegare come il Mes possa sì prestare soldi a governi in panne ma come, allo stesso tempo, chieda loro in cambio lacrime e sangue.
Già, perché il Fondo salva-Stati, per assicurarsi che i debitori saranno in grado, prima o poi, di adempiere ai loro oneri, chiede loro di mettere in campo misure economiche drastiche. Le stesse – tipo tagliare la spesa pubblica o incrementare le tasse – che ricadranno sulle spalle dei cittadini.
Bugie e verità
Insomma, se il Mes appare già di per sé una beffa, la sua riforma è una beffa al quadrato. Ma non è finita qui, perché le trame che hanno preparato questo bel regalo a tutti i Paesi membri dell’Ue è addirittura una beffa al cubo. Il motivo è semplice: nessuno sa cosa è successo quando i rappresentanti del nostro governo sono volati a Bruxelles per farsi valere.
Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha raccontato alla stampa una versione dei fatti; il premier Giuseppe Conte si è accodato; il presidente dell’Eurogruppo (il centro di coordinamento europeo formato dai ministri delle Finanze dei 19 stati membri che adottano l’euro) Mario Centeno, ne ha fornita una abbastanza diversa. Chi mente? È pressoché impossibile dirlo con certezza, anche perché l’Europa, per l’ennesima volta, ha dimostrato di non essere trasparente. Ma andiamo con ordine ricostruendo le tappe focali della vicenda.
Quando lo scorso dicembre in Italia infuriava la tempesta perfetta contro la revisione del Mes, Gualtieri si recava all’Eurogruppo per “battere i pugni sul tavolo” e ottenere il rinvio della riforma “all’anno successivo”. Il ministro tuonava soddisfatto che non avrebbe mai permesso “di chiudere finché non si fosse specificato nelle conclusioni i termini chiesti dall’Italia”. Quali sono questi termini? Niente di rilevante, a giudicare Centeno: “Come ho già spiegato ai leader lo scorso dicembre, l’Eurogruppo ha raggiunto un accordo sulla riforma del Mes. Non si tratta più di una questione di sostanza, ma solo della necessità di definire alcuni cavilli di natura legale”.
Mancanza di trasparenza
Delle due l’una: o il tandem Conte-Gualtieri sta mentendo (sa che non ci sono state né ci saranno modifiche rilevanti ma si ostina a dire il contrario) oppure è Centeno a bluffare. A questo proposito il quotidiano La Verità ha inoltrato una richiesta di accesso agli atti al Consiglio dell’Unione europea. La richiesta era semplice: visionare i verbali e le note di discussione sulla riforma del Mes e la “completa divulgazione della posizione del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, le sue dichiarazioni e i suggerimenti”. In linea teorica l’accesso agli atti dovrebbe essere garantito sia dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, sia dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Insomma, una risposta era lecita e scontata.
La risposta in effetti è arrivata ma è stata a dir poco deludente. Il segretario generale del Consiglio Ue ha allegato le bozze approvate durante la seduta, specificando che l’accesso agli atti “non è direttamente applicabile all’Eurogruppo, il quale è una riunione informale dei ministri delle Finanze dei membri dell’area euro”. Quanto viene deciso lì dentro è da considerarsi “confidenziale” e “nessun verbale né trascrizione può essere reso pubblico”.
Una risposta molto simile è arrivata anche in merito all’Eurosummit: “Le deliberazioni dell’Eurosummit sono coperte dall’obbligo del segreto professionale”. Certo, il regolamento 1049/2001 stabilisce che possono essere rifiutate le informazioni che possono arrecare “pregiudizio della “politica finanziaria, monetaria o economica dell’Ue”. Ma quali rischi corre l’Europa? Nel frattempo è impossibile sapere se Conte e Gualtieri hanno davvero sbattuto i pugni sul tavolo, facendo una reale opposizione, o se il rinvio della riforma del Mes è stato solo l’ennesimo bluff per far calmare le acque. In attesa di riproporla, identica, in tempi migliori.