Milano, Delpini sui migranti: “Basta assistenzialismo”
Monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, è un consacrato in linea con la “pastorale sui migranti” di Papa Francesco.
Ieri però, all’interno del discorso pronunciato al Pirellone, l’ecclesiastico di Gallarate ha stupito gli astanti, chiedendo alla politica di oltrepassare la logica dell’assistenzialismo in materia di gestione dei fenomeni migratori. Delpini, nonostante sia incaricato in una delle principali diocesi cattoliche d’Italia, non ha ancora ricevuto la dignità cardinalizia da Jorge Mario Bergoglio, che l’ha invece concessa a mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna. Le riflessioni esposte agli amministratori lombardi dal presule milanese, però, ricordano i toni utilizzati spesso dal suo predecessore, il cardinal Angelo Scola, un altro che di recente ha posto il tema dell’impossibilità di essere assistenzialisti verso tutti. Ma quella di Delpini è stata, anzitutto, un’elegia dell'”umanesimo lombardo”.
Stupisce sin da subito l’utilizzo di un’espressione, che è stata rimarcata anche dall’edizione odierna di Libero: “Identità lombarda”. L’arcivescovo di Milano l’ha scelta per definire i confini della tipicità regionale. Il titolo dell’intervento, poi, è tutto un programma: “Elogio dell’umanesimo lombardo”. C’è stato spazio pure per qualche rivendicazione dal tenore manzoniano: “Quando lo sguardo e il pensiero percorre il territorio della Regione, ne resta incantato, per la sua bellezza, per la varietà del paesaggio, per la entusiasmante ricchezza delle attività, per l’ indole dei suoi abitanti, operosi, ingegnosi, inclini alla solidarietà e all’ intraprendenza, con una radicata fiducia nella provvidenza di Dio e una imprevedibile capacità di stupore, sotto un cielo così bello quando è bello. La laboriosità creativa della nostra gente si è resa famosa per l’ eccellenza dei suoi prodotti. Possiamo esserne fieri”. Provvidenza divina e laboriosità, insomma, vanno a braccetto. Attenzione però al “milanocentrismo”: Delpini ha avvertito sui rischi esistenziali comportati da un’economicizzazione eccessiva. Sull’immigrazione – come premesso – è arrivata la vera svolta argomentativa: basta con il “puro pronto soccorso”. Ed “integrare” non significa affatto “omologare”. L’umanesimo lombardo può fare da base valoriale per questa missione, quella della vera accoglienza, che monsignor Mario Delpini ritiene centrale.
Il consiglio regionale della Lombardia ha dunque avuto modo di recepire un vero e proprio canovaccio in grado di delineare i confini del futuro amministrativo. “Sono lombardo, figlio di lombardi, fiero dell’ umanesimo lombardo e perciò umile, riconoscente, animato da senso di responsabilità, perché ho molto ricevuto da ogni cultura”, ha scritto in calce l’arcivescovo sull’opera libraria data alle stampe in virtù del cinquantenario istituzionale lombardo. Una riaffermazione – l’ennesima – tesa pure ad evidenziare un pluralismo culturale di fondo. Quello che, stando alla visione di Delpini, ha consentito alla Lombardia di divenire il motore economico-sociale dell’intera nazione.
il giornale.it