“Attenti ai trucchi sulla scheda”. L’allarme leghista sul voto in Emilia
Il Fatto Quotidiano l’ha proprio dichiarato apertamente: i Cinque Stelle dovrebbero puntare al voto disgiunto. Oltre all’editoriale di Marco Travaglio, il quotidiano s’è pure preso la briga di mettere in pagina un fac simile della scheda elettorale con una croce sul simbolo del Movimento e una sul nome di Stefano Bonaccini.
Pure Repubblica fa notare che la speranza del centrosinistra passa da lì, dalla possibilità che i grillini si turino il naso e, invece di votare il loro candidato presidente, finiscano col sostenere quello del Pd.
Il motivo è semplice: la legge elettorale emiliana prevede che a ottenere la carica sarà il candidato governatore che otterrà più voti dell’altro. Chi vince, si porta a casa anche un premio di maggioranza per garantire governabilità. Questo significa che se (come previsto dai sondaggi) le liste di centrodestra conquistassero una percentuale più alta di quelle di centrosinistra, non è automatico che Lucia Borgonzoni diventi presidente dell’Emilia Romagna. In linea teorica gli elettori possono votare in tre modi: barrare lista e nome del governatore dello stesso schieramento; votare solo una lista; oppure scegliere il partito di una parte (es. M5S) e poi barrare il nome del candidato della fazione opposta (es. Bonaccini). Può valere soprattutto per gli elettori grillini, vero ago della bilancia di questa elezione. Se voteranno per il loro presidente (per la cronaca, si chiama Simone Benini), aiuteranno Borgonzoni a insidiare il trono del Pd. Se invece decideranno di sperimentare il voto disgiunto (lista M5S e governatore Bonaccini), allora favoriranno il piddino nella corsa alla riconferma. Non è un caso se ieri sera il candidato dem ha fatto un vero e proprio appello al voto disgiunto in suo favore. Ci spera.
Basti pensare che la sezione di Sala Baganza di Italia in Comune (movimento fondato dall’ex grillino Pizzarotti), due giorni fa ha pubblicato un fac simile di scheda elettorale in cui si ipotizzava il voto di lista alla Lega e quello per il presidente a Bonaccini. Scelta assurda, sulla carta. Ma l’idea viene spiegata così: “Non sei di sinistra? – scrivono – difendi la qualità della vita in Emilia Romagna col voto disgiunto”. In sostanza, si invita a “esprimere dissenso nei confronti del governo”, ma senza “mettere a rischio sanità, scuola, economia e assistenza sociale” in regione. Quindi “voti per la lista che preferisci” (magari Fi o FdI) e “tracci un segno sul nome” di Bonaccini “nella parte destra della scheda. Situazione improbabile, ma tecnicamente possibile.
Il centrodestra è più che consapevole dei rischi. Lo sa la Lega, lo capiscono Giorgia Meloni e Forza Italia. Tanto che il Carroccio in queste ore ha invitato i propri elettori a stare ben attenti a cosa infileranno nell’urna: l’incubo è quello di possibili “trucchi” (nuova parola per non parlare apertamente di “brogli”) e brutte sorprese al momento dello spoglio. “In teoria – scrive la Bestia sui social – sarebbe sufficiente la croce sul simbolo della Lega, ma questa domenica in Emilia Romagna meglio mettere la croce anche sul rettangolo col nome di Lucia Borgonzoni, come indicato da questa grafica. Non si sa mai…”. Un “non si sa mai” che sottintende, pare, il timore che qualcuno possa poi aggiungere un segno sul altri candidati governatori in lizza, anche se la scheda è un voto valido per le liste di centrodestra.
C’è poi la questione silenzio elettorale. In teoria oggi dovremmo assistere ad una giornata in stile venerdì di quaresima, senza appelli da parte dei candidati. Come noto, però, sui social network la regola viene puntualmente disattesa. Questa volta è il Carroccio a protestare in una nota ufficiale: “Poiché Bonaccini del Pd, contravvenendo alle norme elettorali, non ha disattivato le inserzioni a pagamento alla mezzanotte di ieri – si legge sui social leghisti – abbiamo deciso di procedere alla riattivazione delle nostre, in attesa di chiarimenti”. Dura la replica del comitato elettorale avverso: “La Lega è un partito che ha fatto della sistematica violazione di queste regole il proprio abituale comportamento – dice il coordinatore Andrea Rossi – Peraltro, basta guardare i suoi profili anche adesso: propaganda ininterrotta da questa mattina”. La battaglia continua. Almeno fino a domani.
il giornale.it