Il terrore della sconfitta. Vogliamo sapere se Bonaccini è una persona perbene o un arrogante
Quindi, non possiamo sapere se Stefano Bonaccini è una persona perbene o un arrogante che minaccia chi non sta con lui. Un sindaco denuncia quella che appare una vera e propria prepotenza del governatore uscente – in uscita – dell’Emilia Romagna ma non succede nulla. L’esposto arriva sulla scrivania del magistrato, ma non ci sono ancora indagati. Nè il presidente della regione, se è vera l’orrenda telefonata di cui si parla. Nè il sindaco, se si è inventato tutto.
Jolanda di Savoia, meno di tremila anime in provincia di Ferrara, è al centro di una bufera da qualche giorno. Perché una delle componenti della giunta comunale ha avuto l’ardire di candidarsi nella lista della Borgonzoni, avversaria di Bonaccini per il centrodestra. E in Emilia Romagna sembra che sia vietato schierarsi contro il Pd, il suo apparato, in una parola il regime.
“Se vinco io dovete sparire”
Il sindaco del piccolo comune ha raccontato di aver consegnato agli inquirenti che cosa gli ha detto Bonaccini al telefono. Minacce vere e proprie all’amministrazione: “Se vinco io sparite, non vi fate più vedere da me”, è la sostanza.
Non siamo ancora al livello della Corea del Nord, ma la tendenza è quella. E la vicenda è ovviamente all’attenzione di vari giornali. Bonaccini annaspa, promette solo “ci vedremo in tribunale”, ma non si capisce se smentisca o no quello che gli viene attribuito anche con una certa precisione di date e orari delle burrascose conversazioni telefoniche. Non solo con lui, ma anche con altri sindaci intervenuti sul loro collega a difesa del governatore in modalità “attento, chi te lo fa fare…”.
Se tutto questo è falso, quel sindaco va messo in condizioni di non nuocere. Ma se il contenuto delle parole di Bonaccini è quello che leggiamo da giorni e anche sulla pagina Facebook di Paolo Pezzolato, primo cittadino di Jolanda di Savoia, vuol dire che il governatore è pericoloso. Non può restare al suo posto uno che minaccia chi non lo vota e chi osa candidarsi contro di lui.
La magistratura non taccia su Bonaccini
Perché vorrebbe dire che siamo all’intimidazione, di molto oltre la soglia del lecito perfino in politica. E ci chiediamo perché Bonaccini non dia il consenso a rendere pubbliche le conversazioni registrate dal suo interlocutore. E qual è il motivo per cui la magistratura si limita a far sapere che si indaga, ma non si sa su chi. Il popolo che va alle urne non ha diritto di sapere chi usa quei toni minacciosi per restare al vertice della regione? Oppure che c’è un’opera di diffamazione nei confronti di Bonaccini? Niente, silenzio tombale.
Che però è rotto dalle frasi inquietanti che circolano ormai da giorni sul web. Stare zitti non serve a nascondere quello che appare con solare evidenza: in Emilia Romagna devi solo obbedire.
Domani sera, però, anche Bonaccini probabilmente capirà che non è più come un tempo. Perché in questo caso – se continua con la reticenza attorno a quelle dichiarazioni – vuol dire che c’è stato un sindaco coraggioso che lo ha messo a nudo. E chi ci può togliere dalla testa che non si sia trattato di un comportamento abituale da parte di Bonaccini e/o della sua cricca di sostenitori affamati di potere?