Emilia, il piano della Borgonzoni: ”Stracceremo le leggi del Pd”
Dicono sia stata oscurata da Salvini. Che non conosca abbastanza l’Emilia Romagna da aspirare a governarla. Eppure Lucia Borgonzoni, giuste o sbagliate che siano, di idee su come ribaltare il “sistema Emilia” ce l’ha. “Meno burocrazia” e più “meritocrazia”, innanzitutto.
Ma anche lotta alle “false cooperative”, ai campi nomadi degradati e una sanità dove le persone siano “storie” e non “numeri”. “Quello che funziona va conservato – dice – ma ci sono molte cose da mettere a posto e le cambieremo”.
Borgonzoni, se domenica dovesse vincere, quale sarà il primo dossier da affrontare?
“Il primo punto sarà alleggerire la burocrazia. Le faccio un esempio: nella zona del terremoto alcune aziende hanno rinunciato a prendere i fondi disponibili perché l’ordinanza emessa era troppo complicata. Lo stesso vale per i bandi regionali: neanche un ingegnere aerospaziale riesce a capirli, a meno di avere un amico nell’ufficio dove è stato scritto…”.
Però l’economia emiliano romagnola regge.
“La cassa integrazione è volata alle stelle. Dal 2018 al 2019 è aumentata del 270%. Per questo Bonaccini non ha potuto visitare molte aziende. Perché quando vai dagli imprenditori ti dicono: ‘Lasciateci lavorare, qui c’è una burocrazia che ci piega’”.
Anche il Pd sostiene di poter migliorare ciò che non funziona.
“In campagna elettorale la sinistra sta facendo le solite promesse, come se negli ultimi 50 anni avessimo governato noi e non loro”. Emilia, parla Lucia Borgonzoni: “Ecco cosa farò se vengo eletta”Pubblica sul tuo sito
Il vero scontro è sulla sanità. In Emilia ci si cura bene?
“Vantiamo certo grandissime eccellenze. Abbiamo medici, infermieri e tecnici che fanno tantissimi straordinari per far funzionare gli ospedali. Però ci sono alcuni problemi”.
Quali?
“Le liste di attesa sono lunghissime. Quando chiedi una visita, se hai i soldi e paghi te la danno dopo una settimana. Altrimenti magari te la concedono a 70km di distanza da casa tua: una persona anziana o un disabile non possono accettarla e così dovranno aspettare anche un anno e mezzo. Questo non è tollerabile”.
I dati però sembrano certificare che i tempi di attesa sono in regola.
“Vengono usati dei trucchi per far sembrare la sanità migliore di quella che è”.
Ad esempio?
“Può succedere che una persona vada a chiedere un appuntamento e le rispondano che l’agenda del medico è chiusa. Quindi non può prenotare la visita. In questo modo la lista di attesa non si allunga, certo. Ma quella persona la visita non l’ha mica avuta. Noi abbiamo sempre denunciato tutto questo. All’inizio hanno cercato di dire che erano casi marginali, ma adesso sono loro stessi a ammettere che qualcosa va migliorato”.
E allora come si interviene?
“Il sistema è strutturato male, serve una riorganizzazione. Viviamo in una Regione dove il Pd ha per anni considerato le persone come numeri. Noi invece vogliamo tenere gli ospedali aperti di notte e nei fine settimana per visite ed esami. E poi interverremo sui servizi per l’Appennino”.
Parla dei punti nascita chiusi dalla giunta Bonaccini?
“Ci dicevano che col tempo avremmo capito che era giusto chiuderli. Poi a tre giorni dal voto hanno scoperto che vanno riaperti. La loro è solo propaganda”.
Una legge regionale favorisce la creazione di tanti micro-campi nomadi nelle città. Anche qui userete la ruspa?
“Se vinciamo, stracceremo immediatamente la legge. Tutti i campi sono nati “piccoli” e poi si sono ingranditi. Quindi se prendi un accampamento e lo dividi in tre, tra qualche anno avrai tre posti sovraffollati. E poi c’è un’altra questione””.
Dica.
“In Emilia Romagna vivono nomadi di etnia sinti, che sono italiani. Quindi come tutti gli altri devono partecipare alle graduatorie per le case popolari. Se ne hanno il diritto, avranno l’accesso al servizio. Altrimenti non lo otterranno. Non capisco perché dobbiamo pagare tutti noi una loro scelta di vita”.
A proposito di case popolari: spesso finiscono agli stranieri e ci sono state polemiche.
“I criteri ostativi, che sono la base per decidere chi può accedere o meno a una casa popolare, vengono decisi dalla Regione. Quindi noi introdurremo subito il controllo dei beni all’estero. Oggi se un italiano ha una casa oltre confine viene penalizzato. A uno straniero invece basta un’autocertificazione e nessuno va a controllare se anche lui è proprietario. Servono regole uguali per tutti. Peraltro, in Emilia-Romagna ci sono circa 5mila alloggi popolari vuoti perché in attesa di manutenzione: la Regione ha dormito, vanno rese disponibili al più presto”.
Emilia Romagna significa anche “coop rosse”.
“Ci sono cooperative e cooperative. Ci sono quelle sane, che sono servite a tenere in piedi il nostro tessuto quando c’è stata una crisi diffusa. Le altre invece vanno allontanate. Quelle per bene non devono avere paura. Ma chi ha fatto le cose in malafede, assolutamente sì”.
Le sardine dicono che lei è “incompetente”.
“Si devono mettere in fila con tutta la sinistra, che ha un problema serio con le donne. Ho ricevuto diversi attacchi maschilisti: mi hanno dato della velina, dell’incapace e della muta. All’inizio ci rimanevo anche male. Poi mi sono resa conto della pochezza delle persone che non sanno entrare nel merito delle questioni”.
Qualcuno degli avversari l’ha chiamata per esprimere solidarietà?
“Non mi faccia ridere. Se ad essere offesa è una persona che non la pensa come loro, sembra che tutto sia lecito. In fondo in fondo è come se ci meritassimo di essere insultate. Ed è molto molto triste. Alcune volte gli insulti hanno raggiunto un livello tale che sono intervenute Emma Bonino e Elisabetta Gualmini per placare i loro”.
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