La mamma-coraggio che lotta contro i pusher: “Io con la pistola”
Si chiama Anna Rita Biagini ed è la «mamma coraggio» che da anni fa la guerra agli spacciatori. È stata lei a segnalare il caso dei presunti pusher, padre e figlio, a Matteo Salvini.
Dentro si porta un dolore grande, quello della perdita di un figlio tossicodipendente. «Non ho paura di essermi mostrata vicina a Salvini – ha detto la sessantunenne – sanno che denuncio gli spacciatori e il degrado della zona, piuttosto ho paura certe sere a uscire». Tanto che ha ammesso: «La sera quando porto il cane a fare una passeggiata mi porto una pistola in tasca, è regolarmente denunciata. Mi spiace ma è così». La sua storia è simile a quelle di tante mamme alle quali il bene più prezioso è stato strappato da quel vortice omicida che si chiama droga: «Mio figlio – ha raccontato al Corriere – è morto di overdose a trent’anni, per questo combatto lo spaccio. In realtà lui era malato di Sla e purtroppo era tossicodipendente. Quando le suoi condizioni erano peggiorate tanto da ridurlo su una sedia rotelle ha deciso di farla finita e lo ha fatto nel modo che conosceva, facendosi una dose letale».
Lei non si è più data pace e ha deciso di guardare negli occhi quel mostro che è la causa della morte del figlio: lo spaccio. Una piaga che la società fa fatica a eradicare, tanti sono gli interessi che ci girano intorno. Anna Rita ha consegnato a Salvini un dossier sugli spacciatori della zona del Pilastro, corredato da foto. «Tutti sanno quello che succede lì ha chiarito -. Ho più volte denunciato a polizia e carabinieri la situazione». Le ritorsioni non hanno tardato ad arrivare e l’altro ieri notte al marito della donna, Luciano Sanguetto, qualcuno ha rotto il parabrezza dell’auto, mentre ad Anna Rita sono arrivate numerose minacce.
«Alcune persone – ha raccontato – mi hanno detto che mi sono comportata male. Conosco quelle persone, fanno parte dello stesso giro del ragazzo», il figlio del presunto pusher. Il diciassettenne ieri ha annunciato di voler denunciare la signora, che conosce: «Mia madre – ha chiarito – ha 67 anni, mio padre si spacca il cu.., se vai a casa trovi i vestiti di Bartolini. Lui ci è rimasto molto male». Poi l’ammissione del fratello maggiore: «Sono pieno di precedenti, in passato ho fatto di tutto e di più, ma ho messo la testa a posto».
Mentre le persone del quartiere tra i più disagiati di Bologna continuano a chiedere più sicurezza e una caserma dei carabinieri che da sempre viene promessa e mai realizzata. Molta gente ieri ha confermato le storie di spaccio, il coraggio di Anna Rita, il cui unico scopo nella vita è quello di denunciare chi vende morte senza che nessuno intervenga. «Sarebbe l’ora tutti facessero così – ha detto qualcuno – ci vuole fegato. Se la prendono con questa mamma e con Salvini, che ha solo voluto far emergere un problema reale, insabbiato dall’omertà. La verità è che per combattere lo spaccio serve coraggio e in Italia si fa prima a girarsi dall’altra parte che a rischiare per una società migliore».ChG
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