L’ultima genialata di Bruxelles. Resuscitare la missione Sophia
Dopo la conferenza di Berlino, dove tutti erano d’accordo, a parte i diretti interessati, ovvero i libici, l’Europa, con la fulgida Italia in prima fila, tira fuori dal cappello magico un altro bidone.
Da ieri la parola d’ordine lanciata da Bruxelles è resuscitare la missione Sophia, la dannosa flotta europea che ci ha portato 45mila migranti senza fermare i trafficanti. Oramai è sotto tenda ad ossigeno, ma l’Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell, vuole «rianimare l’operazione Sophia» con l’obiettivo di rifocalizzarla «in modo particolare sull’embargo della armi». Peccato che dal 2015, quando è nata grazie all’ex stellina Pd, Federica Mogeherini, prevedesse nel suo mandato proprio di «contribuire all’attuazione dell’embargo sulle armi delle Nazioni Unite al largo della costa libica». Purtroppo abbiamo visto come è andata a finire con la battaglia per la capitale. Le milizie hanno sempre ricevuto armi, anche via mare, fin dalla nascita di Sophia.
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha preso la palla al balzo caldeggiando la riesumazione del cadavere «come punto di partenza. Ci interessa monitorare il cessate il fuoco e che ci siano strumenti dell’Ue che possano fare in modo che le armi non entrino in Libia». Molte forniture belliche arrivano via terra dal deserto egiziano o direttamente in volo dalla Giordania e dalla Turchia. Il vice ammiraglio, Enrico Credendino, controllerà tutto, compreso il cessate il fuoco, con un potente binocolo dalla nave comando o con satelliti non si sa di chi per poi far sbarcare i marines europei in caso di violazioni? Non scherziamo e forse qualcuno dovrebbe avvisare Di Maio e soci, che al momento la missione Sophia non ha una sola nave a disposizione. Però può schierare ben 6 velivoli, compresi un Falcon 50 per passeggeri Vip, un drone italiano Predator e altri aerei rigorosamente disarmati. Neppure una coppia di caccia in grado di intercettare uno dei voli carichi di armi che atterrano in Libia.
Al coro dei pro Sophia partecipa anche il nuovo commissario Ue, Paolo Gentiloni, che da ex premier aveva avallato la missione servita soprattutto a portare migranti in Italia. L’arresto di 151 sospetti scafisti e 551 imbarcazioni neutralizzate sono serviti a poco. In compenso la flotta Ue ha sbarcato a casa nostra 44.916 migranti. E abbiamo pure speso oltre 200 milioni di euro. Sui migranti i soloni europei hanno tergiversato, ma il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha già dichiarato che «è contraddittorio criticare come disumane le condizioni nei campi profughi in Libia e poi permettere che le persone vengano riportate proprio là». In pratica Sophia resuscitata continuerà a portarceli tutti in Italia perché l’Europa non ha mai accettato la rotazione dei porti di sbarco caldeggiata nel primo governo Conte dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini e dallo stesso Di Maio.
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