Migranti, la buonista Merkel? Sbarra i confini e li respinge
Facciamo un passo indietro. Anzi due. Torniamo a metà dicembre del 2018. Mentre in Italia (e altrove) forze politiche sovraniste si interrogavano sull’opportunità o meno di firmare il “Global compact”, Angela Merkel volava a Marrakech per sostenere il patto internazionale sulle migrazioni.
Nel suo applaudito intervento definì gli immigrati portatori di “prosperità” (quando legali) e si fece sponsor di un accordo Onu piuttosto chiacchierato. Ma a parte le lodevoli dichiarazioni, come si è comportata nei fatti la Germania? Ha tirato dritto sull’apertura delle frontiere? Si è mantenuta salda ai suoi principi? Macché.
Tra il dire e il fare, spesso, in politica, più che il semplice “mare” c’è un vero e proprio oceano di contraddizioni. Come nel caso della Merkel. Dopo aver predicato accoglienza, le tensioni interne hanno infatti costretto Angela alle dimissioni dalla guida del partito e alla rinuncia alla (prossima) Cancelleria. Tra le mille cause della fine del suo impero c’è anche la crisi migratoria, inutile negarlo. E così, nella speranza di risollevare le sorti del governo e della Cdu, negli anni Merkel ha rivisto la sua posizione: più controlli all’ingresso, accordi per i respingimenti, rimpatri e via dicendo.
A gennaio l’interrogazione di una deputata della Linke aveva portato alla luce l’incremento di espulsioni di “dublinanti”. Si tratta dei migranti che, entrati in Grecia o Italia, hanno attraversato le frontiere nella speranza di ricostruirsi una vita in Nord Europa. Per le regole di Dublino (la cui riforma è ferma al palo) sono gli Stati di primo approdo a doversi far carico della domanda. Bene. Su 51.558 migranti esaminati da Berlino, in 35.375 casi la domanda della Merkel ai colleghi Ue di riprendersi i “dublinanti” sarebbe stata accolta. La quota di immigrati in uscita dalla Germania è salita dal 15,1% al 24% tra il 2017 e il 2018. Non poco.
L’ultima novità riguarda però i respingimenti immediati. Da agosto 2018 la Germania ha cacciato 11 clandestini bloccati alla frontiera con l’Austria. Secondo il settimanale tedesco “Focus”, infatti, nove di questi sarebbero stati riportati in Grecia e due in Spagna. Si tratta di un cambio di passo importante, frutto degli accordi raggiunti da Berlino con Atene e Madrid.
La Merkel – a dire il vero – ci ha provato anche con l’Italia, ma senza risultato. In estate si era parlato di un patto raggiunto sui “dublinanti” tra Salvini e Seehofer. Il nostro ministro dell’Interno però smentì tutto, assicurando di non aver firmato nulla. “Abbiamo sempre detto alla Germania che l’accordo può solo essere parte di un’intesa più ampia, che vogliamo riformare Dublino e le regole per le navi che soccorrono migranti”, spiegò il leader della Lega. Il dossier finì nelle mani della Merkel e per un po’ non se ne parlò. Neppure la notizia di possibili voli charter in partenza da Berlino in direzione Roma accelerò le trattative, ancora ferme al palo. Secondo il “Die Weklt”, che cita fonti del ministero dell’Interno tedesco, “finora” non ci sono sviluppi dal fronte delle trattative tra Italia e Germania. E forse non ce ne saranno per un po’. Almeno finché (Salvini dixit) la Cancelliera non garantirà un accordo a “saldo zero”. Tradotto: nessun immigrato in più in Italia.
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