Avvisaglie di recessione per l’Italia: Paese bloccato e consumi in frenata
Non bastano i trasferimenti di fondi pubblici, come il reddito di cittadinanza. I consumi restano al palo e le prospettive di crescita sono al lumicino anche nell’anno appena iniziato e la lieve ripesa del mercato del lavoro è una mezza illusione.
La «Congiuntura» di Confcommercio del primo mese dell’anno conferma il «permanere di un contesto poco dinamico».
Dopo una fine del 2019 all’insegna della «completa stagnazione» (Pil a +0,1%) con «sintomi di deterioramento del quadro congiunturale», il primo mese del 2020 «porterebbe ad una diminuzione dello 0,1% rispetto allo stesso mese del 2019».
L’anno inizia quindi all’insegna della recessione, inevitabile se il segno meno dovesse ripetersi nel trimestre e poi in quello successivo. L’Inflazione rimane sui «minimi storici», segnala la confederazione guidata da Carlo Sagalli. E non è una buona notizia né per l’economia né per le finanze pubbliche. «L’unico elemento positivo continua ad essere rappresentato dalla crescita delle persone, ma non delle ore lavorate, impiegate nel processo produttivo. Situazione che, con il perdurare della stagnazione, rende sempre più evidenti i problemi di produttività del sistema Italia». In sostanza ci sono meno disoccupati e più occupati, ma si tratta di occupazione di basso livello. A risentirne è il principale problema italiano, cioè il valore del lavoro in termini di produzione.
Sui consumi Confcommercio fa riferimento all’ultimo biennio del 2019, confermando una dinamica «piuttosto deludente». La fiducia dei consumatori e delle imprese a dicembre «è risultata in moderata ripresa. La crescita per il sentiment delle famiglie è stata del 2,0% congiunturale, mentre per le imprese si è rilevato un aumento dell’1,5 per cento. Su base annua il tendenziale segnala una riduzione del 2,0% per le famiglie, mentre per le imprese si è registrato, dopo quasi un biennio, il ritorno in territorio positivo con una crescita dell’1,2 per cento».
Micro segnali che non si sono ancora tradotti in comportamenti conseguenti, tanto che a dicembre la domanda delle famiglie è aumentata dello 0,1% rispetto a novembre ed è calata dello 0,4% su base annua.
Lo stesso Indicatore dei consumi di Confcommercio mostra un leggero aumento della domanda relativa ai servizi e una «stazionarietà» dei beni. Consumi stagnanti, con qualche spunto positivo, limitato agli alberghi, ai pasti e alle consumazioni fuori casa, all’abbigliamento e alla calzature» e ai «servizi per la mobilità (+0,2% sul mese precedente), dato che segue, peraltro, la pesante riduzione di novembre (-2,5%)».
Conferma indiretta che le risorse pubbliche trasferite alle famiglie, ad esempio con il sussidio caro al M5s, non hanno rimesso in moto i consumi.
I dati «dimostrano in maniera inequivocabile il fallimento della politica economica del governo attuale e precedente, tutta improntata su misure assistenzialiste come quota 100 e reddito di cittadinanza che non hanno creato un solo euro di Pil e che andrebbero tolte immediatamente per liberare risorse utili al taglio delle tasse», ha commentato Renato Brunetta, deputato e responsabile economico di Forza Italia.
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