Il danno e la beffa: i poliziotti costretti a pagare pasti e rimpatrio dei clandestini. E se rifiutano…(Video)
«Le spese per l’espulsione e i pasti dei clandestini debbono essere anticipate dai poliziotti». Se i poliziotti negano l’esborso, «il migrante irregolare viene rimesso in libertà. Ma vi pare normale una cosa del genere»??? L’interrogativo, ovviamente retorico almeno quanto indignato, è del governatore del Veneto, Luca Zaia, che formula la domanda-denuncia a corredo di un servizio realizzato dal Tg4. Posta posta video-tv e inquietante didascalia sulla sua pagina Facebook…
Poliziotti costretti a pagare pasti e rimpatrio dei clandestini
Dunque, superato i primi attimi di sconcerto e indignazione, arriviamo al cuore della notizia e apprendiamo che, come ricostruito anche da Il Giornale, gli agenti rischiano la vita per poi pagare di tasca propria e vedere i migranti tornare liberi: «Noi anticipiamo i soldi, ma i rimborsi non arrivano subito. La situazione non è più tollerabile»… E forse non avrebbe mai dovuto esserlo… L’incredibile situazione in corso da tempo è esplosa in tutto il suo potenziale di malcontento e polemica nei giorni scorsi. Quando, da Livorno, arriva la vicenda che stigmatizza il paradosso eretto a sistema.
Il caso esplode a Livorno, ma il fenomeno riguarda tutto il Paese
La questione rimbalza sui media dopo che dal Sindacato italiano unitario lavoratori polizia (Siulp) fanno notare che «per espellere gli stranieri irregolari i poliziotti hanno pagato di tasca loro le spese di missione». Anche se, sottolinea il sito del quotidiano milanese diretto da Sallusti, «il Ministero degli Interni deve corrispondere agli agenti un anticipo, alla fine di ogni anno non ci sono i soldi perché come previsto, chi di dovere chiude il bilancio intorno a Natale». E a corredo dell’informazione, il segretario generale provinciale del Siulp, Angela Bona, tra rabbia e sgomento ha raccontato due episodi emblematici e drammaticamente rappresentativi riportati dal Giornale.
I poliziotti in perenne attesa dei rimborsi
«Nel primo caso, un volo di linea pagato dal Ministero ha accompagnato il clandestino al Cie di Trapani. Ma i due agenti hanno dovuto anticipare le spese e il sostentamento dello straniero. Al rientro hanno avuto il rimborso». Ma il secondo caso è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Durante i controlli in piazza Garibaldi, uno dei quartieri più critici di Livorno per la criminalità, gli agenti individuano un clandestino». Avvertito «l’ufficio immigrazione ci hanno dato disposizioni affinché l’uomo venisse accompagnato in un centro di identificazione. Successivamente i poliziotti hanno chiesto l’indennità di missione ma, di fronte alla risposta negativa, questa volta si sono rifiutati di anticipare i soldi».
E al danno si aggiunge anche la beffa
L’assurda vicenda di Livorno, e tutto lo strascico polemico che ha comportato, ha sollevato il velo su una falla dagli innegabili contorni della beffa. Com’è possibile accettare che siano gli agenti che, dopo aver individuato e acciuffato i clandestini, debbano anche prestare il denaro necessario a sostenere i costi della loro espulsione? E intanto, una prima risposta arriva dall’articolo 15 del testo unico di pubblica sicurezza datato 18 giugno 1931. Che, in rapida sintesi, prevede che se i poliziotti si rifiutano di anticipare il denaro, l’irregolare da espellere torna tranquillamente a piede libero in città. dove è stato precedentemente intercettato e da dove dovrebbe essere espulso…Una umiliazione che, al danno, aggiunge anche la beffa.
E i rimpatri volontari aumentano a Natale…
Che, come chiaramente spiegato dal Siulp, e rilanciato dal Giornale in un altro servizio ancora, consiste nel fatto che «i rimpatri volontari aumentano sotto Natale quando gli stranieri vogliono essere rimpatriati a nostre spese per passare le vacanze con la famiglia». Non solo: se durante il tragitto dalla città fino al punto in cui è situato il Cie (Centro di identificazione ed espulsione), il clandestino da espatriare lamenta fame o sete, il vitto dovrà essere garantito a spese dell’agente. Costi coperti dal Dipartimento di pubblica sicurezza. Soldi che dovrebbero essere a disposizione in questura, che spesso però non ha le risorse economiche. E a rimetterci, ancora una volta, sono proprio i poliziotti. E, sia chiaro, mica solo della Toscana…