L’esodo dei migranti dalla Libia: “In 4 giorni partiti in 1.500”
Con la nuova escalation del conflitto libico cresce il numero di migranti in fuga dal Paese. Secondo Alarm Phone, organizzazione che si occupa di assistere i barconi in difficoltà nel Mediterraneo, in soli quattro giorni, dal 9 al 12 gennaio, 22 imbarcazioni sono partite dalle coste di Tripoli con un totale di 1.150 persone a bordo.
Nel complesso, riferiscono gli attivisti, “circa 1.500 persone hanno provato a lasciare la Libia nei giorni scorsi e 503 di loro ci sono riuscite”. In 237 sono stati soccorsi dalle Ong e sono ancora a bordo delle navi Sea Watch 3 e Open Arms. Altri 266 migranti, invece, sono stati soccorsi dalle navi maltesi avvertite da Alarm Phone, come riferisce la stessa organizzazione in una nota.
Circa 700 migranti, invece, sono stati intercettati dalla Guardia Costiera libica e riportati indietro. Sempre secondo Alarm Phone 97 persone sarebbero invece “riuscite a raggiungere l’Italia in modo autonomo”. “Con l’aggravarsi della crisi libica ci aspettiamo che nelle prossime settimane ancora più persone proveranno a partire per chiedere asilo in Europa”, avverte l’associazione. Un timore condiviso dalla Ong Sos Mediterranée che su Twitter chiede un porto sicuro per i “237 sopravvissuti” che si trovano a bordo delle due navi.
Mentre a Mosca si discutono i termini dell’accordo per un cessate il fuoco tra le truppe del generale Khalifa Haftar e i miliziani fedeli al capo del governo di accordo nazionale libico, Fayez Serraj, dall’imbarcazione della Ong spagnola che ha soccorso 118 persone arriva l’appello a far sbarcare i migranti che sono stati recuperati venerdì scorso. “Con continue avarie al motore, le difficoltà aumentano e diventa urgente raggiungere terra – scrive Open Arms su Twitter – oggi più che mai, abbiamo bisogno del vostro aiuto”.
Dall’organizzazione non governativa che si occupa di segnalare le situazioni di difficoltà delle imbarcazioni che intraprendono la traversata del Mare Nostrum, invece, arriva l’appello all’Europa perché si predispongano “passaggi sicuri per le persone che cercano di raggiungere libertà e sicurezza”. Non è possibile, attaccano gli attivisti, che chi scappa dalla Libia debba “scegliere tra la violenza insopportabile della guerra e dei campi di prigionia e quella invisibile del mare e degli sforzi europei per respingerli”.
Ed è sempre Alarm Phone a plaudere al lavoro effettuato dalle Ong in questa settimana concitata. “Molte delle violenze dei giorni scorsi sulle coste della Libia sarebbero rimaste invisibili senza la presenza della Flotta Civile”. “Oltre a creare un percorso sicuro e a salvare centinaia di rifugiati – scrive l’organizzazione – le Ong giocano un ruolo cruciale nel sorvegliare il Mediterraneo per monitorare gli sforzi di deterrenza contro i migranti delle autorità e le violazioni di massa dei diritti umani sul confine marittimo”.
il giornale.it