Livorno, l’ira dei poliziotti: “Noi dobbiamo pagare i rimpatri dei clandestini”
Una denuncia pesante quella che arriva da Livorno, dove i poliziotti devono fare i conti con una questione che ha dell’incredibile: “Per la sicurezza dei cittadini livornesi o pagano i poliziotti o gli stranieri irregolari rintracciati restano liberi di circolare sul territorio”.
La questione è stata sollevata da Angela Bona, che ha fatto notare che “per espellere gli stranieri irregolari i poliziotti hanno pagato di tasca loro le spese di missione”. Anche se il Ministero degli Interni “deve corrispondere agli agenti un anticipo”, alla fine di ogni anno “non ci sono i soldi perché il bilancio viene chiuso intorno a Natale”.
Il segretario generale provinciale del Sindacato italiano unitario lavoratori polizia (Siulp), tra rabbia e incredulità, ha raccontato due episodi che si sono verificati nella città negli ultimi giorni di dicembre: “Nel primo caso il clandestino è stato accompagnato al Cie di Trapani con volo di linea pagato dal Ministero, ma i due agenti hanno dovuto anticipare le spese e il sostentamento dello straniero. Al rientro hanno avuto il rimborso”. Ma il secondo caso è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: “Durante i controlli in piazza Garibaldi, uno dei quartieri più critici di Livorno per la criminalità, è stato individuato un clandestino”. Dopo essere stato avvertito, l’ufficio immigrazione “ha dato disposizioni affinché l’uomo venisse accompagnato in un centro di identificazione”. Successivamente i poliziotti “hanno chiesto l’indennità di missione ma, di fronte alla risposta negativa, questa volta si sono rifiutati di anticipare i soldi”.
La beffa
Quando però il clandestino non può essere accompagnato al Cie, scatta l’obbligo di redigere l’articolo 15 del testo unico di pubblica sicurezza datato 18 giugno 1931: “Così il cittadino irregolare, invece di essere allontanato da Livorno, è stato rilasciato libero di circolare sul territorio e invitato a ripresentarsi nei giorni successivi in questura”.
Oltre al danno, la beffa. La rappresentante sindacale ha fatto sapere che “in molti casi si tratta di persone che commettono reati dettati dalla disperazione. Figuriamoci se si ripresentano in questura. Scappano in altre città sperando di non essere presi”. Il sindacato, come riportato dall’edizione odierna de Il Giorno, ha dunque denunciato a chiare lettere: “Non ne possiamo più, qualcuno si deve assumere le proprie responsabilità. Noi vogliamo sapere come dobbiamo comportarci”.
Lorenzo Suraci, questore di Livorno, ha assicurato che si impegnerà per fare chiarezza su quanto avvenuto e ha confermato: “Ogni fine anno terminano i fondi per pagare i trasferimenti, un problema sul quale però non sono io a poter prendere decisioni”.
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