“Il bulgaro ha ucciso per centocinquanta euro Ora pena esemplare”
Morta per 150 euro e un pugno di preziosi. «Il delitto è avvenuto in una cascina, non pensiate che in un posto del genere si possa custodire chissà quale fortuna, non è un appartamento del centro» fa notare con scrupolo il capo della squadra mobile Marco Calì.
Che insieme agli investigatori della sezione «Omicidi» diretta dalla sua vice, Rita Fabretti, e con la squadra del gabinetto di polizia scientifica guidata dal dirigente Nicola Gallo, ha risolto l’omicidio della 90enne Carla Quattri Bossi in poco più di 24 ore.
Sì, la cascina bio di via Pescara 37, al Gratosoglio, per un malvivente non ha certo l’appeal di un attico in piazza San Babila. Tuttavia il miraggio di un seppur misero bottino è bastato a far perdere la testa al 21enne di origine bulgara Dobrev Damian Borisov, uno dei quattro stranieri che, per un progetto d’integrazione per immigrati in difficoltà voluto dal Comune di Milano, lavorava al «Podere Ronchetto». Lo stabile di proprietà del Policlinico era gestito infatti dalla donna uccisa e dai suoi figli, i quattro fratelli Bossi. La famiglia, oltre a disporre di una piazzola esterna di sosta a pagamento per camper, praticano agricoltura a chilometro zero e stanno trasformando la fattoria in un agriturismo. Proprio loro, i Bossi, domenica mattina, dopo la scoperta del cadavere dell’anziana madre che abitava in un appartamentino al pianterreno, hanno spiegato agli investigatori della questura che da circa un anno dalla cascina stavano sparendo delle piccole somme. Fatto a cui non avevano dato particolare importanza, ma che ora secondo la polizia si ricollega al bisogno di denaro «extra» (oltre quello concessogli per il suo lavoro dai gestori della cascina che gli offrivano anche vitto e alloggio gratuitamente) del bulgaro. Sabato sera, proprio davanti al rifiuto dell’anziana a concedergli un po’ di soldi, il giovane, in preda all’ira, l’ha colpita alla testa con un vasetto temperato di marmellata e le ha sfondato il cranio, uccidendola.
«Un terribile omicidio, che colpisce non solo per le feroci modalità e per l’età della vittima, ma anche perché l’assassino era ospite della famiglia da tre anni. Il Comune propone questi assurdi progetti d’integrazione degli extracomunitari nella società, ma tragedie come questa non fanno che confermarne l’inutilità e anche la pericolosità per chi li accoglie» è il commento dell’assessore regionale alla Sicurezza e all’immigrazione, Riccardo De Corato, alla notizia dell’arresto del bulgaro.
«Tre anni di supposta integrazione – aggiunge De Corato – non sono serviti a Borisov per inserirsi nel tessuto sociale, visto che da tempo rubacchiava contanti dalla cascina nella quale lavorava e addirittura non ha esitato a picchiare con violenza, fino alla morte, una anziana di 90 anni che l’aveva accolto come uno di famiglia. Queste sono le persone che il Comune pretende di potere aiutare! Quale integrazione può essere possibile con gente come questa?»
«Ha ucciso per futili motivi, ha ucciso per poche centinaia di euro e poi se è andato a ballare in discoteca come se nulla fosse dimostrando rimorso zero» fa notare il senatore Roberto Calderoli, vice presidente del Senato. E conclude: «Adesso per l’assassino della 90enne uccisa in una cascina a sud di Milano non ci deve essere nessuna clemenza o sconto di pena: fine pena mai, ergastolo senza nessuna attenuante».
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