I migranti della Gregoretti rimasti per mesi all’interno dell’hotspot di Pozzallo
Il prossimo 20 gennaio all’interno dei locali che ospitano la giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato si consumerà uno dei passaggi politici più delicati degli ultimi mesi.
In particolare, i senatori verranno chiamati a dare il via libera o meno ai giudici per procedere nei confronti dell’ex ministro dell’interno Matteo Salvini.
Il caso, come si sa, riguarda la nave Gregoretti e, in particolare, la permanenza a bordo di essa di 115 migranti dal 27 al 31 luglio scorso.
In quel momento al Viminale sedeva per l’appunto Matteo Salvini, il quale ha vietato lo sbarco dei migranti che in quei giorni si trovavano sulla nave della Guardia Costiera, ormeggiata presso il porto siciliano di Augusta. L’accusa per Salvini riguarda il sequestro di persona e l’abuso di potere. Secondo la procura di Catania l’attuale segretario leghista andava prosciolto, non è stato dello stesso avviso il competente tribunale dei ministri etneo. Da qui la richiesta al Senato di togliere l’immunità a Salvini ed andare avanti con il procedimento.
La questione adesso è, per l’appunto, solo politica. Il caso è molto simile, anzi a dir la verità del tutto uguale, a quello che ha riguardato nell’agosto 2018 la nave Diciotti. In quell’occasione il tribunale dei ministri di Catania ha chiesto di procedere sempre contro Salvini, tuttavia nel marzo scorso la giunta per le immunità del Senato ha votato contro tale richiesta. Ma in quel momento vi era in parlamento un’altra maggioranza rispetto a quella attuale: Salvini era ministro dell’interno del governo Conte I, sostenuto da Lega e Movimento Cinque Stelle. Oggi l’esecutivo, retto sempre da Giuseppe Conte, è formato da Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico.
E se i grillini a marzo hanno salvato Salvini dal procedimento, oggi invece appaiono intenzionati a votare a favore della richiesta del tribunale dei ministri. La maggioranza giallorossa dovrebbe votare interamente contro il segretario leghista. Tuttavia, ed è questo uno dei dati politici più interessanti, per motivazioni estremamente diverse. Secondo Pd ed Italia Viva, il caso Gregoretti è analogo a quello Diciotti e dunque i senatori che hanno votato Sì nel marzo scorso, esprimeranno lo stesso parere il prossimo 20 gennaio. Per i grillini invece, i due casi sono diversi e dunque dopo aver votato No a marzo, in giunta nella prossima riunione voteranno Sì. Una scelta, quella del Movimento Cinque Stelle, che sembra in realtà maggiormente figlia dei mutamenti politici accaduti negli ultimi mesi. È interessante comunque notare come la maggioranza che sostiene l’attuale governo, pur essendo prossima ad esprimere lo stesso voto, ha pareri completamente opposti su una questione di non poco conto. Perché, come detto, Pd e renziani sono convinti che i casi Gregoretti e Diciotti presentino importanti peculiarità, il Movimento Cinque Stelle al contrario crede che i contesti e le situazioni siano diverse.
Fin qui il discorso di natura politica. C’è poi un altro dettaglio, passato in sordina, che riguarda nel merito le accuse rivolte a Matteo Salvini. Come detto, l’ex ministro dell’interno è accusato di aver sequestrato i migranti a bordo della Gregoretti. Questo perché nessuno dei 115 all’interno della nave della Guardia Costiera in quei 5 giorni aveva “libertà di locomozione”.
Se è vera questa circostanza per gli episodi che vanno dal 27 luglio al 31 luglio, perché allora soprassedere su quanto poi accaduto successivamente? È infatti emerso come i migranti approdati poi dalla Gregoretti, siano rimasti per diversi mesi all’interno dell’hotpost di Pozzallo. L’aereo che li ha portati in Germania, nell’ambito dei programmi di redistribuzione, è decollato soltanto nello scorso mese di dicembre. A conti fatti, sono cinque mesi di permanenza non certo dorata per i migranti.
Lo si evince ad esempio da un reportage condotto dall’Asgi, l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, pubblicato lo scorso 6 settembre nell’ambito del progetto In Limine. Uno studio condotto sul centro di Pozzallo, ha portato alla seguente conclusione: “Nell’hotspot di Pozzallo sono presenti al momento circa 300 persone arrivate in periodi e con sbarchi differenti – si legge nel testo – 67 della nave della Guardia Costiera Gregoretti, 70 della nave Open Arms, decine di nordafricani giunti a Lampedusa e i 70 della nave Eleonore della ONG Lifeline arrivati lunedì scorso”.
Dunque, c’erano alcuni migranti provenienti dalla Gregoretti, gli stessi la cui permanenza per cinque giorni all’interno della nave sta costando una richiesta per procedere contro Salvini. Per il successivo mese di agosto, ecco le condizioni in cui hanno versato proprio i migranti sbarcati dalla nave: “La condizione all’interno della struttura sovraffollata è privativa e disagevole – viene riportato nel reportage dell’Asgi – i migranti raccontano che non ci sono posti letto per tutti e sono costretti a dormire per terra e in promiscuità, i bagni sono insufficienti, le condizioni igieniche sono critiche”.
“Una condizione gravissima – conclude lo studio – che emerge dai loro racconti riguarda la sorveglianza delle persone: rilevanti sono le misure di sequestro dei telefoni, oltre che le pressioni che gli operatori e i sorveglianti del centro hanno esercitato su di loro, ammonendoli di non avere comunicazioni con persone esterne e minacciandoli, in caso contrario, di punirli”.
In poche parole, sulla terraferma a Pozzallo i migranti della Gregoretti non hanno avuto una sorte migliore rispetto a quanto da loro vissuto a bordo della nave. Anzi, dal racconto sono emerse condizioni peggiori. Come detto, i migranti sono poi partiti a dicembre: se da settembre fino all’ultimo mese dello scorso anno la situazione non ha subito miglioramenti, per cinque mesi queste persone hanno vissuto in un contesto poco edificante. Eppure oggi gli approfondimenti politici riguardano soltanto i cinque giorni in cui la nave Gregoretti è rimasta ormeggiata ad Augusta.
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