Fioramonti si sfoga: “Nel M5S o taci o esci, non esiste dissenso”
“Il mio gruppo mi ha attaccato come se fossi un nemico”. Lorenzo Fioramonti esce nuovamente allo scoperto e rivela alcuni dettagli in seguito alle sue dimissioni e all’addio al Movimento 5 Stelle per approdare al Misto.
Ai pentastellati ha rimproverato “l’impossibilità di un confronto critico. Non è ammesso il dissenso, non c’è ascolto. I panni sporchi in famiglia. Per il resto: si tace o si esce”. Dettagli che hanno da sempre sollevato diverse critiche da parte dell’ex ministro dell’Istruzione, che ribadisce come si sia dimenticata l’essenza del M5S: “Acqua pubblica, mobilità sostenibile, ambiente. L’economia del benessere è cio a cui ho dedicato tutta la mia vita di studi. Serve un’alleanza di governi che puntino al benessere sociale”. Un progetto che voleva portare avanti ma che, per sua scelta, ha deciso di abbandonare poiché non poteva “più fare la figurina”.
L’ex titolare del Miur, nell’intervista rilasciata a La Repubblica, ha confessato che in diverse situazioni si è trovato in imbarazzo: “Se mi chiami per le mie competenze non puoi non tenerle in nessun conto”. Lui era fortemente contrario all’esperienza con la Lega, eppure ha accettato l’incarico da sottosegretario: “Avevano bisogno di una persona competente all’Istruzione. Me lo chiesero come un favore, si era a poche ore dalla presentazione della squadra”. L’offerta gli fu avanzata dallo staff di Luigi Di Maio, nella persona di Alessio Festa: “Disse che li avrei messi in grande difficoltà rifiutando. Chiesi la massima autonomia e me la garantirono”. Invece per la veste di ministro a contattarlo fu direttamente il capo politico grillino: “Avevamo avuto molte polemiche, anche aspre. Non me l’aspettavo affatto”.
Le polemiche
Su Fioramonti vi sono state infinite polemiche, a partire dalla richiesta di togliere il crocifisso dalle classi: “Ho detto che nella mia scuola ideale non dovrebbero esserci simboli religiosi”. Critiche sono arrivate anche sulle proposte di microtasse (merendine, bibite gassate, viaggi aerei) per finanziare la scuola: “All’inizio avevo proposto di rimodellare l’Iva, aumentarla sui consumi dannosi. Avremmo avuto 5 miliardi da reinvestire”. Gli risposero che tassare bibite gassate e merendine sarebbe stata cosa da Stato etico e – uno dei primi a criticarlo – fu Luigi Di Maio: “Indice di un’ignoranza profonda. La politica in questo governo non si fa in Consiglio dei ministri ma nelle riunioni della maggioranza. Non sai mai chi decide”.
Al centro della polemica di Fioramonti infine è finita anche la piattaforma Rousseau: “È inadeguata, inutilmente costosa (un milione e mezzo all’anno, a prezzi di mercato ne costerebbe 30mila), farraginosa. É sbagliato persino il modo in cui vengono poste le domande, declinate in modo da assecondare e incoraggiare risposte prevedibili”.
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