Quel tesoretto delle sardine: chi gestirà i 65mila euro?
Mancano tredici giorni alla fine della campagna di finanziamento delle sardine. L’ultimatum è fissato per il 19 gennaio, tre albe prima dell’annunciata manifestazione di Bologna.
I pesciolini “tornano nella città dove tutto è cominciato”, lo fanno per “continuare a difendere i valori della democrazia, dell’uguaglianza e della non violenza”. E ormai non bastano più (solo) i social o l’entusiasmo degli inizi. Servono soldi. La campagna di crowdfunding è andata bene, molto meglio del previsto. E presto gli organizzatori si troveranno un tesoretto di 14/15mila euro. Per ora, però, nessuno sa chi e come dovrà gestirli.
Gli osservatori guardano al 26 gennaio come la data in cui si capirà se le centinaia di piazze in Italia e nel mondo hanno spostato in qualche modo i voti nell’elezione clou dell’anno, quella in Emilia Romagna. Molti sono convinti che se Bonaccini la spunterà sarà merito (anche) delle sardine, ma non è così. I sondaggi rivelano che a scendere in piazza sono gli stessi elettori che, sarde o meno, nel segreto dell’urna avrebbero comunque scelto il centrosinistra. Ma è vero che il flash mob nato (quasi) dal nulla dall’idea di Mattia Santori&co. è ormai qualcosa in più di un semplice sit in. A Roma si sono incontrati tutti i leader regionali per darsi una forma ed evitare scivoloni (tipo quello su Casapound), hanno lanciato un (discutibile) manifesto e declamato proposte “politiche”. Se non di un partito, ormai le sardine sono un vero e proprio movimento. E con l’evoluzione sono arrivati pure i finanziamenti.
Nei giorni scorsi è nata un’associazione proprio per favorire una più trasparente gestione dei fondi raccolti in rete. I vertici erano “sul punto di rinunciare” all’idea di chiedere soldi, visto che “pone un sacco di problemi” e “obbliga a innumerevoli scrupoli e attenzioni”. Poi, però, hanno cambiato idea. Hanno costituito l’associazione 6000 Sardine E.T.S. e scritto “un bellissimo statuto”. La sede è in via Dante 3/C a Zola Predosa, cittadina alle porte di Bologna sede del festival internazionale della mortadella. Il sito internet è stato realizzato dalla società di comunicazione “Indici Opponibili“. Sulla piattaforma Ginger (radicata in Emilia Romagna) hanno chiesto 50mila euro ai sostenitori per allestire il palco in piazza VIII Agosto, affittare impianto audio e luci professionale, gestire la sicurezza dell’evento, ripulire la zona, documentare il tutto con registrazioni video e coprire imprecisate “spese accessorie”. Il crowdfunding (cioè la collettta) è andato bene, mentre scriviamo supera i 65mila euro. Ci siamo dunque chiesti: da chi è composto l’organo di amministrazione? Chi gestirà i soldi? Lo abbiamo domandato a Mattia Santori, sardina in capo bolognese. Ma non ci ha fornito alcuna indicazione.
Le premesse lasciano immaginare che la manifestazione del 19 gennaio sarà qualcosa in più di quelle viste in passato. Un passo avanti anche rispetto al corteo di Roma in piazza San Giovanni, quando la raccolta fondi si fermò a 12mila euro o poco più. Le nuove donazioni online (non più di 500 euro a testa) sono finite sul un conto correte in una filiale bolognese di Emil Banca. Non è il conto principale della neonata associazione, ma un contenitore creato “ad hoc”. L’obiettivo è quello di “rendicontare ogni singolo centesimo” che verrà speso. Oltre ai 65mila euro per la manifestazione, le sardine si stanno finanziando anche con la vendita di pesciolini in tessuto da 8 euro l’uno. Per ogni gadget venduto, un euro finisce al movimento, uno alla Caritas di Bologna e un’altro all’associazione Vicini d’Istanti che le realizza.
“Segui i soldi”, diceva Falcone. In questo caso non c’è niente di losco, sia chiaro. Ma il futuro del tesoretto costruito dalle sardine ci dirà se il neonato movimento diventerà grande oppure no. I promotori giurano infatti che “l’eccedenza” (circa 15mila euro) prenderà due possibili strade: i soldi potrebbero essere utilizzati “per finanziare progetti futuri dell’associazione”, dunque il movimento andrà avanti; oppure il denaro verrà “devoluto in beneficenza”, magari in caso di prematura dipartita delle velleità sardiniane. Non ci resta che attendere.
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