San Patrignano critica la Cassazione sulla cannabis: “Ora sembrerà innocua”
C’è preoccupazione nelle parole della Comunità di San Patrignano, che ha commentato la decisione della Corte di Cassazione sull’uso della cannabis a scopi personali.
La Cassazione, infatti, aveva giudicato possibile coltivare la cannabis in casa, sostenendo che tale pratica non costituisse rato. In merito a questa decisione, la Comunità di San Patrignano ha riferito in una nota: “Esprimiamo la nostra più viva preoccupazione per le eventuali conseguenze che, da questa decisione, si potrebbero riverberare negativamente sul nostro sistema sociale”. Secondo quanto riferisce la Comunità di recupero da dipendenze, aver reso lecita la possibilità di coltivare la sostanza stupefacente in un ambiente domestico “inciderà negativamente sull’educazione dei minori che cresceranno, sempre di più, nella convinzione che l’utilizzo di cannabis sia innocuo e socialmente condiviso nello strisciante e progressivo percorso verso la legalizzazione che da anni è ormai in corso nel nostro Paese”. Il rischio è che i giovani sottovalutino le conseguenze dell’uso della cannabis, nonostante “le evidenze scientifiche hanno ormai ampiamente dimostrato le conseguenze negative sulla salute della popolazione e, in particolare, sullo sviluppo cerebrale in età evolutiva”.
Inoltre, San Patrignano sottolinea il paradosso derivato dalla sentenza di Cassazione: “Mentre i Tribunali dei Minori continueranno ad emettere sentenze di allontanamento di adolescenti da genitori tossicodipendenti a causa della loro incapacità educativa, il ramo superiore della Magistratura ritiene invece lecito che un genitore coltivi e consumi una sostanza stupefacente in casa in presenza dei propri figli”.
La Comunità ricorda la Convenzione sui diritti dell’Infanzia approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1989, in cui si stabiliva che gli Stati dovessero adottare “ogni adeguata misura, comprese misure legislative, amministrative, sociali ed educative per proteggere i fanciulli contro l’uso illecito di sostanze stupefacenti e di sostanze psicotrope, così come definite dalle Convenzioni internazionali pertinenti e per impedire che siano utilizzati fanciulli per la produzione e il traffico illecito di queste sostanze”.
Infine, San Patrignano solleva anche il problema legato ai casi di intossicazione di minori “che ingeriscono sostanze stupefacenti di ogni genere detenute in casa (frequentemente anche cannabis), nonché la esponenziale crescita di casi di accesso al pronto soccorso di adolescenti colpiti da attacchi di panico e ansia provocati dal consumo di cannabis, continuamente denunciati da autorevoli esponenti della neuropsichiatria”. Nell’attesa di venire a conoscenza delle motivazioni che hanno guidato la Cassazione verso la svolta della sentenza, la Comunità confida “in quella parte delle Istituzioni e del Paese in cui prevalgano ancora i valori e i principi alla base di una corretta educazione che possa garantire agli adolescenti e a tutti noi di crescere e vivere in una società libera dalla droga e da tutte le forme di dipendenza”.
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