L’Inghilterra nega i cani ai non vedenti per assecondare l’islam
Dalle piscine riservate ai musulmani alle prescrizioni riguardanti i cani-guida, che servono ai non vedenti: Londra, come molti commentatori usano dire da anni, è ormai la patria del politicamente corretto.
O della “sottomissione”, usando un’espressione cara a Michel Houllebecq, all’islam? La domanda sta diventando sempre più attuale.
Ma la premessa al discorso è di tipo confessionale. Non è vero che tutti i musulmani reputano i cani alla stregua di “animali impuri”. Ma è vero però che molti musulmani pensano che i cani siano tra gli animali più impuri presenti in natura. Anzi, per alcuni sono i più impuri in assoluto. E questo assunto genera una serie di conseguenze sul piano pratico. Tanto per i cittadini di religione islamica, quanto per quelli che islamici non lo sono affatto. Nel 2016 avevamo già parlato di un gruppo di musulmani residenti a Manchester e della loro personalissima battaglia: “”Non vogliamo i cani nei luoghi pubblici perché sono impuri e non possono vivere con noi”, avevano scritto nero su bianco. Agli occidentali può apparire come una richiesta assurda, ma vale la pena rimarcare come istanze di questo tipo, a volte, abbiano la meglio. Poi, nel corso del tempo e nonostante gli esiti delle elezioni più recenti, Londra si è presa lo scettro di città adagiata sui diktat di certe comunità musulmane, che sembrano addirittura possedere un’opinione vincolante su come debbano essere esposti certi dipinti. E il caso di Manchester è passato un po’ in secondo piano. Del resto proprio il referendum sulla Brexit e le scorse elezioni parlamentari hanno dimostrato l’esistenza di un certo scollamento tra i grandi centri britannici e le cosiddette periferie. Ma questo può essere un altro discorso.
Il tema centrale è relativo ai nuovi divieti che stanno spuntando a macchia d’olio nella capitale britannica. L’edizione odierna de La Verità, in un articolo scritto e firmato dalla dottoressa Silvana De Mari, ripercorre una serie di episodi, che hanno riguardato sia i cani sia i loro padroni, sino a segnalare come le forze dell’ordine deputate a garantire la pubblica sicurezza siano oggi dotate di un particolare tipo di tuta, che va in qualche modo offerta alle persone musulmane, nel momento in cui ci si appresta a controllarle mediante i cani poliziotto. Storie di “sottomissione”, dicevamo. Ma esistono, e vengono riportati, anche casi in cui i cani non hanno incontrato il favour degli autisti degli autobus pubblici. E queste circostanze possono interessare anche gli animali utilizzati dai ciechi e dagli ipovedenti per farsi strada nel complesso sistema reticolare delle città contemporanee. Ma alle amministrazioni sembra importate sino a un certo punto. Perché la consuetudine islamica sta prendendo piede, scavalcando il buon senso e il mos maiorum di quella che una volta si chiamava “civiltà occidentale”.
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