Quel volo di Renzi negli Usa con un jet privato di lusso
“Volo privato MR per accettazione fondazione Open”. Questa la denominazione della cartellina trovata dagli investigatori della guardia di finanza all’interno di un fascicolo di colore rosso nella prima delle due visite nello studio del legale.
Sotto la lente di ingrandimento di un articolo de La Verità è finito il viaggio di Matteo Renzi negli Stati Uniti il 5 giugno 2018: nello specifico si sarebbe trattato di un volo privato con due guardie del corpo e il segretario particolare Benedetto Zacchiroli. Il tutto per sostenere un discorso di 143 secondi dal palco dell’anfiteatro del cimitero militare di Arlington in occasione della commemorazione per il cinquantenario della morte di Bob Kennedy. Secondo un calcolo effettuato dal quotidiano, quell’intervento era costato agli ospiti più di 1000 euro al secondo prendendo in considerazione anche le spese di vitto e alloggio della compagnia di viaggio.
Il volo di lusso
L’ex presidente del Consiglio sarebbe salito a bordo di un Dassault Falcon 900 bianco, messo a disposizione dalla “Leader” di Ciampino, compagnia esclusiva di “Luxury airtaxi”, che offre servizi di lusso tra cui catering di chef stellati e limousine. L’aereo è un “un trireattore lungo raggio” e possiede una caratteristica ben precisa: ha una grande cabina passeggeri divisa in due aree. In tal modo è possibile garantire “un alto livello di comfort e privacy per i passeggeri a bordo sia durante il giorno che di notte”. Inoltre il divano letto a disposizione è stato progettato al fine di “fornire il massimo comfort durante i voli a lungo raggio effettuati di notte”.
Cliccando sul sito Privatefly, il costo stimato per 4 passeggeri – con andata martedì 19 giugno e ritorno giovedì 21 giugno – parte da 85mila euro. Si tratta però di un’offerta base. Secondo un esperto contattato da La Verità, considerando le ore di volo e la sosta di tutto l’equipaggio, con una compagnia di livello come la Leader si aggirerebbe intorno ai 150mila euro.
I rimborsi
Il quotidiano ora è venuto a conoscenza di un dettaglio piuttosto rilevante: i finanziatori di Open, “probabilmente all’oscuro dello spreco di denari”, avrebbero pagato la traversata di Renzi. Tra questi vi sarebbe anche Alessandro Di Paolo, produttore cinematografico, che non avrebbe trovato una spiegazione logica sul perché di quel contributo e dunque avrebbe ammesso di aver versato senza indugiare. Grazie all’inchiesta della procura di Firenze è stato scoperto che tra le spese addebitate sui conti di Open c’erano i rimborsi ai quali attingevano i consiglieri della fondazione, che vanno dalla carta di credito intestata a Marco Carrai alle strisciate di ara Biagiotti, coordinatrice della campagna elettorale del fondatore di Italia Viva.
Con una carta che le era stata affidata avrebbe pagato due fatture Ikea (una da 1.460 euro, l’altra da 367,98) un conto hotel all’Excelsior di Bologna per 740 euro, un altro all’Hotel Giotto da 809 euro, 5 biglietti Trenitalia (322 euro), 5 biglietti Alitalia (855 euro). E la lista continua: Hotel Giuan Alghero (280 euro), Star hotel Grand Milano (172 euro da moltiplicare per 4 soggiorni diversi), hotel Isolabella a Taormina (247 euro), hotel Bernini Roma (207 euro), Grande Jolly di Firenze (355).
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