Il bluff del reddito grillino: “Zero offerte di lavoro”

«Mi raccomando: si colleghi al portale tutti i giorni e controlli se ci sono offerte di lavoro». Così mi ha detto il navigator. Io mi sono registrata sul portale «MyAnpal» e da quasi due mesi, tutti i giorni inserisco le credenziali e controllo alla voce «domanda e offerta».

Prima nel mio comune, perché con i miei problemi fisici non posso allontanarmi tanto. Ogni giorno controllo: zero offerte. Mai nemmeno una. Allora ho provato a inserire altre qualifiche: zero offerte. Ho pensato di inserire anche il comune vicino, pieno di industrie farmaceutiche: zero offerte. Non potevo crederci. Per fare una prova, ho controllato a Milano: zero. Però è obbligatorio controllare mi hanno detto. E io controllo. Mi arrabbio e controllo».

A raccontare è Maria, una donna di 46 anni che vive in provincia di Latina e da aprile percepisce il reddito: con una casa proprietà e un Isee al di sotto dei 3mila euro annui le danno meno di 200 euro al mese. Mi scappa di dire, scherzando, che hanno «abolito la povertà». Ma nessuno dei due ride.

Quando l’hanno convocata dal centro per l’impiego a ottobre le hanno spiegato che con la sua percentuale di invalidità non era obbligata a firmare il «patto per il lavoro», lei ha insistito: «Io voglio lavorare». Entra allora nel «percorso» (così si chiama nel linguaggio dei navigator ingaggiati da Luigi Di Maio con un frettoloso concorso) che dovrebbe garantirle un’analisi della potenziale occupabilità, eventuali corsi di formazione, almeno tre offerte di lavoro che non potrà rifiutare se non vuol perdere il sussidio e, nell’attesa, lavoro socialmente utile presso i Comuni.

Dopo otto mesi di erogazione del reddito di cittadinanza e a quattro mesi dall’assunzione (a CoCoCo) dei navigator, cosa sta funzionando? Praticamente nulla. «Siamo nella prima fase – racconta un navigator siciliano -. Dopo la formazione ci hanno chiesto di convocare i percettori del reddito per fare una prima valutazione, capire se sono occupabili o se devono seguire un percorso diverso». Di recente è arrivato l’ordine di intensificare i colloqui dall’Anpal, l’agenzia del ministero del Lavoro a capo della quale Di Maio ha voluto Mimmo Parisi, il «professore del Mississippi» che, secondo il M5s, avrebbe inventato un software che ha rivoluzionato le politiche per il lavoro nello stato americano del Grande fiume (anche se un’inchiesta di Mississippi Today non concorda).

Il problema è che i centri per l’impiego sono di competenza regionale e Di Maio ha voluto far partire il sussidio prima di accordarsi con le Regioni su come far funzionare la complessa macchina abolisci-povertà. Dopo mesi di trattativa ha dovuto dimezzare le assunzioni a CoCoCo, perché le Regioni volevano le risorse per assunzioni vere. Il risultato è che i navigator possono operare appieno solo se affiancati da un operatore del centro per l’impiego. Sennò sono paralizzati. Sia a Latina che in Sicilia non hanno ancora finito di fare il primo round di colloqui con i 700mila percettori del reddito. «Solo dopo – racconta il navigator – potremo parlare con le aziende e convincerle dei vantaggi di far passare dal nostro sistema le offerte di impiego. Ma per ora non abbiamo istruzioni su come muoverci». Dunque non solo il mercato del lavoro è di suo ai minimi, ma il vero lavoro dei navigator non è iniziato. I 18.000 tirocini e contratti di lavoro certificati dall’Inps sono quelli fisiologici: ci sarebbero anche senza reddito e navigator. E considerando che si prevedono tre round di colloqui, ci vorranno mesi prima di arrivare a vere offerte di impiego. Non è iniziata, almeno in Sicilia, nemmeno la ricerca di enti per la formazione. E solo a fine ottobre il nuovo ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha autorizzato i lavori socialmente utili. Ma sta ai Comuni organizzarli.

Il risultato della fretta elettorale del M5s è una grande frustrazione degli utenti, nonostante la passione dimostrata da tanti giovani navigator e confermata dalla testimonianza di Maria. Il loro contratto dura altri 17 mesi, la prima tranche del reddito altri 10. C’è il rischio che l’esperimento di costruzione di un welfare-to-work che pure servirebbe in Italia, arrivi al primo tagliando senza essere ancora davvero iniziato. Sarebbe una catastrofe. Costata 7 miliardi.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.