Natale col fisco: in arrivo una stangata da 43 miliardi di tasse
A Natale il fisco italiano si prepara a incassare la bellezza di 42,9 miliardi di euro che, come sottoline ala Cgia di Mestre, usciranno dalle tasche degli italiani; già, perché da qui alla fine dell’anno i contribuenti dovranno far fronte a un enorme numero di scadenze fiscali.
Facciamo un breve riassunto: entro il prossimo lunedì l’Erario riceverà 9,6 miliardi di euro provenienti dal saldo dell’Imu-Tasi, ai quali seguiranno 13,6 miliardi dal pagamento delle ritenute Irpef dei lavoratori dipendenti e dei collabroatori. A questi si aggiungono 19,7 miliardi del versamento dell’Iva. I dati riportati, ci tiene a precisare l’Ufficio studi della confederazione, sono sottostimati perché non prendono in considerazione l’eventuale pagamento dell’ultima rata della Tari che in alcuni Comuni avviene a dicembre. Il 27 dicembre, invece, sarà un giorno caldissimo sia per quanto riguarda l’acconto dei versamenti Iva 2020 sia per il termine limite entro cui inviare gli elenchi Intrastat riguardanti gli scambi intracomunitari. Ricordiamo che l’acconto citato implicherà un versamento compreso fra l’88% e il 100% di quanto versato nell’anno 2019 a titolo di acconto per quello successivo. Nell’ultimo giorno di dicembre, infine, ci sono da segnalare alcune scadenze per imprese e studi professionali, in particolare relative alla dichiarazione dell’Imu, l’invio delle domande di Cassa Integrazione e gli adempimenti dei distributori di carburanti e la comunicazione delle operazioni di novembre svolte con soggetti stranieri.
Una pioggia di tasse
La pioggia di tasse appena descritta rischia di avere effetti negativi sui consumi di Natali. Come ha spiegato Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, “se la spesa natalizia registrata l’anno scorso ha sfiorato i 10 miliardi di euro va ricordato che negli ultimi 10 anni è crollata del 30 per cento. Questa contrazione ha penalizzato soprattutto i negozi di vicinato, mentre gli outlet e la grande distribuzione sono riusciti, almeno in parte, ad ammortizzare il colpo inferto dall’e-commerce che, negli ultimi 4-5 anni, ha assunto dimensioni sempre più importanti. Con meno tasse e con una tredicesima più pesante, daremmo sicuramente più slancio alla domanda interna che, in Italia, rimane ancora troppo debole, anche nei restanti 11 mesi dell’anno”.
I contribuenti potranno trovare un po’ di sollievo nella tredicesima mensilità. Su questo punto la Cgia ha precisato che le tredicesime dei lavoratori dipendenti non beneficeranno del cosiddetto bonus Renzi. In altre parole, chi ha usufruito del bonus (anche nel 2019) non potrà disporre di tale agevolazione sulla mensilità aggiuntiva; anzi, non è da escludere che alcuni di loro siano costretti a restituirlo. L’istituto di Mestre ssottolinea che “gli 80 euro in più in busta paga, infatti, spettano per intero a coloro che non superano i 24.600 euro di reddito annuo e in misura minore se lo stesso è compreso tra i 24.600 e i 26.600 euro. Pertanto e nel corso dell’anno sono state superate queste soglie, senza che il datore di lavoro ne abbia tenuto conto, il lavoratore dipendente dovrà restituire quanto ha percepito indebitamente”.