L’ultimo stratagemma dei clandestini: spacciarsi per ciclisti in gita di beneficenza
L’ultima, fantasiosa, trovata dei migranti per raggiungere l’Italia lungo la rotta balcanica è spacciarsi per ciclisti in viaggio nel nome di una buona causa con tanto di maglietta benefica recuperata chissà come dalle diocesi lombarde.
A parte le marce nella boscaglia per passare i confini di Bosnia, Croazia e Slovenia arrivando solitamente a Trieste, l’inventiva dei migranti è incredibile. Alcuni tunisini si sono spacciati per turisti francesi, che viaggiavano in autobus verso Zagabria. Altri hanno fregato le barche ai pescatori per passare il fiume Sava che segna il confine fra Bosnia e Croazia. I più incoscienti si sono fatti sigillare dentro una cassa in legno per macchinari rischiando di morire soffocati. Per non parlare dell’atleta nigeriano che gareggiava a Pola, sulla punta dell’Istria croata, ed è stato pizzicato mentre cercava di passare illegalmente il confine fra Slovenia e Italia. Ieri è iniziato lo sgombero del campo di Vucjak in Bosnia a un passo dalla Croazia. Si calcola che ci siano ancora 8mila migranti in Bosnia, ma quest’anno ne sono arrivati 19500.
Il primo settembre, ma la polizia ha fatto trapelare la notizia solo ora, sono stati intercettati a nord ovest di Osijek nella parte orientale della Croazia, quattro ciclisti sospetti. Un afghano e tre iraniani che inforcando delle mountain bike erano riusciti a passare il confine dalla Serbia e si spacciavano per ciclisti impegnati in un tragitto a scopo benefico. Per dimostrare la buona fede indossavano tutti la stessa maglietta a manica corte con il logo ed i colori di Bellastoria un progetto delle diocesi lombarde, che prevede campi estivi e laboratori. I poliziotti croati non si sono fatti intenerire e dopo averli fermati li hanno facilmente identificati come immigrati illegali, che volevano raggiungere in bicicletta l’Italia.
Giovedì scorso sempre i croati hanno scoperto nove migranti rinchiusi in una cassa di legno utilizzata per trasportare macchinari. I poliziotti hanno fermato un furgone con targa polacca, che trasportava il carico umano nascosto. «La cassa era sigillata con delle viti, ma abbiamo sentito le voci della gente chiusa dentro» ha raccontato un agente. Una volta aperta la cassa sono saltati fuori sette iraniani, comprese due donne con quattro minori e due iracheni. Avrebbero rischiato di soffocare prima di arrivare in Italia.
Un altro tentativo ricco di inventiva ha coinvolto un trio di tunisini. Prima hanno raggiunto un punto del confine fra Bosnia e Croazia poco frequentato dai clandestini. «Una volta dall’altra parte ci laviamo, pettiniamo e tagliamo la barba – spiegava quest’estate Massouf a il Giornale – Poi andiamo a comprare un biglietto dell’autobus per Zagabria parlando in francese come se fossimo dei turisti grazie alla nostra pelle chiara».
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