Sparisce la cedolare secca sui negozi: nel 2020 affitti più cari
Niente più cedolare secca del 21% sugli affitti dei negozi e più tasse a carico dei contribuenti: la decisione del governo giallorosso cambia le carte in tavola e allarma Confedilizia.
Il presidente della Confederazione italiana proprietà edilizia, Giorgio Spaziani Testa, commentando quanto accaduto all’agenzia Adnkronos, ha sottolineato come la decisione dell’esecutivo rischi di provocare un vero e proprio terremoto, dal momento che è stata eliminata “l’unica misura con la quale vi era speranza di rianimare un comparto in crisi, contribuendo anche a migliorare l’aspetto delle nostre città, combattendo degrado e insicurezza”.
Il motivo è semplice: senza la cedolare, prevista per i contratti stipulati nel 2019, il proprietario dell’immobile è soggetto all’Irpef, ma anche all’addizionale regionale Irpef, all’addizionale comunale Irpef e all’imposta di registro “per un carico totale che può superare il 48% del canone” e al quale “deve aggiungersi la patrimoniale Imu-Tasi”, oltre alle varie spese di manutenzione dell’immobile e all’eventuale morosità.
La mossa a sorpresa del governo
Testa considera la mossa del governo “sorprendente” e “incredibile”, non solo perché la misura era stata condivisa da tutte le forze politiche (dal Movimento 5 Stelle al Partito Democratico, da Italia Viva all’opposizione) e perché in questa legge di bilancio c’erano emendamenti che ne prevedevano la conferma, ma anche e soprattutto per la sua necessità. Proprio la sua necessità, prosegue Testa, “era talmente evidente che a richiederla erano state anche le associazioni dei commercianti, convinte anch’esse che l’eccesso di tassazione sui proprietari dei locali affittati ostacolasse l’apertura di nuove attività”. Nonostante i possibili effetti negativi e le criticità, Confedilizia non ha potuto far altro che prendere atto di quanto accaduto: “La scorsa notte, il Governo e la maggioranza hanno deciso di annullare la cedolare secca del 21 per cento sugli affitti dei negozi, che era stata introdotta un anno fa con l’intento di limitare la gravissima crisi dei locali commerciali”.
Ma cosa è successo di preciso? In poche parole, c’è stato un repentino cambio di rotta. Già, perché in un primo momento la legge di Bilancio 2020 confermava la possibilità di applicare la cedolare secca 2020 agli immobili commerciali “di categoria catastale C/1 di ampiezza inferiore a 600 mq”. Sembrava dunque che potesse esserci spazio per la proroga per tutto il 2020 della citata cedolare invece, dopo un doppio cambio di programma, ecco la doccia fredda.
E pensare che nei giorni scorsi lo stesso Testa aveva lanciato vari appelli all’esecutivo: “In questo fine settimana decisivo per la definizione della manovra, auspichiamo che il governo ascolti le istanze della proprietà immobiliare e di tutto il settore”. E ancora: “Confidiamo che venga rinnovata, e possibilmente ampliata, quella del 21 per cento sulle locazioni commerciali, come richiesto unanimemente dal Parlamento, per aggredire la piaga dei locali sfitti”. Parole al vento, a giudicare dalla risposta del governo.
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