Firma che vìola la Costituzione

L’onorevole Gentiloni sbaglia quando afferma che il Mes (Fondo Europeo di Stabilità), per il suo nuovo ramo bancario, che riguarda i debiti degli stati membri, è fra l’incudine di Salvini e il martello dell’Europa.

Infatti l’incudine non è Salvini, che non vuole firmare, perché come sostiene anche Fi e il resto del centrodestra, ciò violerebbe le regole costituzionali italiane, ma vuole che l’Italia rimanga nell’euro e smentisce che l’on. Borghi, dica il contrario. L’incudine in effetti è costituita da ben 3 norme fiscali della Costituzione Italiana, gli articoli 23 e 53 e articolo 81, nuova versione (ma già, meno esplicitamente, nel quarto comma del testo originario). L’articolo 23 della Costituzione dice che nessuna prestazione personale o patrimoniale può esser imposta in base alla legge. La firma del nuovo Mes comporta per l’Italia di versare una cifra indeterminata di miliardi sino a un totale di 111 oltre ai 14 già versati, poiché la quota massima a cui lItalia è obbligata è di 125 circa sugli 800 a cui il Mes può, in caso di necessità, arrivare. Se l’obbligo italiano è assolto con nuove imposte, la firma del nuovo Mes, comporta una violazione dell’articolo 53 se il Fondo non serve a coprire nostre spese pubbliche, in modo equilibrato rispetto alle spese pubbliche altrui. E in realtà il Fondo serve, ora, soprattutto alle banche tedesche. Se noi invece che con nuove imposte contribuiamo al nuovo Mes con un nuovo debito pubblico, violiamo l’articolo 81 Cost. nuovo testo che afferma che «Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali». La Germania ha deciso di ratificare il nuovo Mes solo dopo una delibera della Corte Costituzionale, che ha richiesto che ogni atto del Fondo sia controllato dal parlamento tedesco, non essendovi quello del parlamento europeo. L’onorevole Tajani, europeista di prima linea, sostiene, come me, che il Mes va controllato dal parlamento Europeo, come Fondo annesso al Bilancio europeo, tesi che io sostengo da quando ho redatto nel ’78, la parte fiscale del Rapporto Mc Dougall, il documento ufficiale della Commissione, per il futuro euro. L’Europa, in questa legislatura propone la riforma delle sue regole, fra le quali spiccano: 1) il ruolo del parlamento europeo, in raccordo con il Consiglio dei Ministri degli stati membri e la Commissione Europea; 2) la politica europea di investimenti «verdi» per lo sviluppo sostenibile. L’ l’Italia può posporre per 4 anni la adozione del nuovo Mes, in attesa che si attui questa riforma alla cui discussione ha diritto di partecipare, come uno dei tre grandi paesi fondatori. Il martello, pertanto, rimane in «prorogatio».

il giornale.it

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